sabato 2 luglio 2016

In nome di Allah. Così parlò il magistrato comunista.

“In realtà – ha spiegato Spataro – non acetto la denominazione diffusa di terrorismo islamico che allude all’automatica trasmissione dei principi religiosi nel terrorismo politico”. “Ma neanche si può parlare di jaidismo o di altre forme che volta per volta vengono coniate per spiegare questo complesso fenomeno. Chiamiamolo dunque terrorismo internazionale”.tarantobuonasera

Comunista, filoislamista o islamico, antiamericanista.
Così lo apostrofano i giornalai al soldo della destra quando si esprime in questi termini.

In realtà l'analisi del dottor Spataro va oltre l'interpretazione investigativa o della mera cronaca.
Se si vuole comprendere il fenomeno per risolverlo non ci si deve fermare all'Allah Akhbar gridato prima di farsi esplodere. Basta rifarsi a quanto accaduto stanotte in Bangladesh.
Di qualsiasi matrice sia l'attentato, i fatti sotto gli occhi di tutti da tempo e non da ieri, sono che il primo ministro continua ad ignorare il problema della violenza crescente che attanaglia il suo Paese, nascondendolo sotto il tappeto come si fa con la polvere quando non si ha voglia di pulire, perchè non vuole rinunciare agli investimenti stranieri e agli incentivi che arrivano dagli Stati Uniti. Per non parlare poi dell'uso strumentale che fa del fenomeno in chiave politica. Per lei i responsabili dei "pochi" atti di terrorismo compiuti negli ultimi anni sono i suoi oppositori.
E tutti, a cominciare dall'amministrazione americana, sanno che questa è una grande bugia .
Ma tutti continuano a fare finta di niente in nome del business. Nel frattempo il Bangladesh è avvolto da una spirale di violenza e intolleranza che non ha pari.
Continuiamo a raccontarci, così come fa il superpoliziotto in giro per conferenze, che il problema è in nome di Allah. Fino al prossimo attentato o rapimento.

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