domenica 17 luglio 2016

Il gomblotto e i bisogni dei cani

Un’autorevole fonte nel dicembre del 2015 al Fatto (che ha deciso per adesso di proteggerla con l’anonimato) ha riferito una versione diametralmente opposta a quella che l’ex manager Armanna ha raccontato ai magistrati di Siracusa: “Nel 2012 il Dis ha informato il Copasir, in maniera informale, che il Mossad stava finanziando la campagna elettorale di Renzi. A quel punto il Copasir avverte l’allora direttore del Dis, Massolo. Infine, qualcuno dei servizi incontra l’ambasciatore israeliano Noar Gilon per discutere l’argomento”. Il portavoce di Gilon ha smentito.
Pacelli il fatto quotidiano 9 luglio 2016


Io amerei incontrare tortellino Mancini, almeno una volta nella vita, per tirargli un vaso in testa. Seguendo le sue peripezie giudiziarie alla fine ho iniziato ad interessarmi anche dei servizi segreti.
E mi ritrovo a commentare queste storie.

Sto seguendo con interesse anche questa nuova saga su il fatto quotidiano, a base di servizi italiani e stranieri che confabulano su Renzi e i suoi amici. Però francamente ci sto capendo poco.
Ma il Dis chi ? Il Copasir chi ?
Informale ma de che ? Il Copasir avverte il direttore del Dis in maniera informale o ufficiale ?
Ci sono i verbali delle sedute che avrebbero avuto come oggetto di discussione questa vicenda?
Il flusso di denaro sarebbe stato bloccato come e a che titolo ?
La magistratura nel 2012 non fu avvisata ? E qualcuno dei servizi chi ?

Sono tante le incongruenze che emergono dalle dichiarazioni di queste fantomatiche fonti, così come era ingarbugliata la precedente inchiesta giornalistica su Ledeen. Uno dei tanti personaggi che in Italia ha trovato il Paese dei balocchi. Pur apprezzando molto Maria Teresa Meli, alla fine bisogna tenere conto del fatto che scrive per un giornale parecchio schierato. E a volte quando va in tivvù, si lascia anche andare a racconti deliziosi, come quello sulle passeggiate dell’onorevole D’Alema assieme al cagnolino, che risultano però un po’ fuorvianti.
Massimo D’Alema qualche giorno fa ha chiarito sulla Gazzetta del Mezzogiorno la sua posizione in merito alla frase del Mossad mai pronunciata. Semplicemente esprimeva dubbi su quello che lui definisce un rapporto strano tra la destra israeliana e l’attuale governo italiano.

L’impressione generale che si trae volta per volta dagli sviluppi di questo tipo di vicende, è che solitamente molte questioni vengono discusse in maniera informale e separatamente, tra i membri del Copasir e gli interlocutori che ognuno di essi ha all’interno dei servizi. Le chiacchiere fatte sulla questione del Mossad evidentemente sono rimaste estranee alle sedute ufficiali, salvo poi spuntare fuori in questi giorni in cui si è venuto a sapere della inchiesta ragusana. Con tutta probabilità sia i nuovi membri che poco o nulla sanno di ciò, che quelli vecchi che sanno ma non in maniera ufficiale e magari in modo confuso, ne vogliono sapere di più. Una indagine conoscitiva da parte della commissione parlamentare può tornare utile ai servizi per mettere le mani sulle carte dell’inchiesta, ammesso che ve ne sia realmente una in corso e che la procura acconsenta, e per rendersi conto di cosa l’autorità giudiziaria sia effettivamente a conoscenza. Volendo infine, la faccenda può essere sfruttata in vista del referendum di Ottobre e magari per scongiurare anche l’ingresso nella squadra cyber di Marco Carrai, che la stampa dà ormai per certo ed imminente.

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