venerdì 8 luglio 2016

50

Nell’audizione di Pansa al Copasir è emersa - ma è già qualche giorno che se ne discute - l’esigenza di riorganizzare e rinforzare la presenza della nostra intelligence all’estero. Sono circa 50 Stati, una lista però che potrebbe essere rivista. Ampliata o soprattutto irrobustita nei territori dove oggi necessita un flusso informativo immediato e specifico. Proprio in Bangladesh, per esempio, non vi erano nostri 007, alcuni di loro ora sono stati spostati dal Pakistan verso Dacca.
 marco ludovico


Ludovico da giorni ci assilla con la questione dei cinquanta stati.
Io manderei lui che è un po’ talebano e di sicuro in certe zone riuscirebbe a migliorare la situazione. Scherzo. E lo saluto.

Quando ero in Oman, un amico che lavorava al foreign office, con l’ironia che rende gli inglesi tanto simpatici, mi prendeva in giro dicendo che i nostri diplomatici in zone in cui l’Italia ha pochi interessi, se la spassano al mare con la famiglia. Si tratta di una semplificazione un po’ pesante forse, ma è indubbio che il carico di lavoro del nostro corpo diplomatico in certe aree è inferiore a quello di americani ed inglesi. In più, se è vera la storia della Farnesina a oggi ancora azzoppata, forse bisognerebbe rivedere anche questo snodo in relazione alle problematiche sollevate dalle recenti tragedie che hanno colpito i nostri connazionali in altri Paesi oltre che in Bangladesh.

Il prefetto Pansa sotto questo punto di vista, il do ut des da discutere con l’interlocutore istituzionale di turno a seconda delle esigenze, si è sicuramente già integrato molto bene in seno ai servizi. Da quelle parti funziona allo stesso modo che in polizia. Si porta materiale "utile" (informazioni su questioni economiche e finanziarie o anche politiche) e si ottengono uomini, leggi e mezzi.
Però il lavoro di intelligence, e soprattutto la resa nel lungo periodo, è più questione di qualità che di quantità. Il ragionamento da affrontare in questo caso non può prescindere dall’operato di altri protagonisti come il ministero della difesa e degli esteri.
Poi, se vogliamo parlare di cifre, ricordiamo che nell’ultima relazione al parlamento spiccava la drastica diminuzione del numero di informative provenienti dalla zona asiatica rispetto agli anni passati. Viene da chiedersi se ciò dipenda effettivamente da mancanza di personale o dalla scarsa qualità dell’apporto fornito da esso. O anche dalla mancanza di rete di relazioni, dalle politiche del nostro governo e dagli interessi generali che abbiamo in zona.
Il lavoro di intelligence, per rendere in maniera ottimale, deve essere ben coordinato ma soprattutto deve coordinarsi con quello di altri settori.

Però queste sono tutte questioni da discutere con interlocutori qualificati.
Ieri faceva impressione vedere il confronto tra il direttore dell’Fbi e il comitato del senato.
La discussione era incentrata su un paragrafetto di una norma ben precisa, ma anche soggetta ad interpretazioni molto sottili, che regola i comportamenti dei pubblici ufficiali rispetto alla documentazione classificata. Erano tutti ben consci di quello che si stava discutendo.
Da noi le audizioni importanti sono tutte secretate e il comunicato finale dà l’impressione che siano servite solo a completare il solito mercato delle vacche. La strumentalizzazione politica si verifica anche in America, ma l’intero processo è improntato alla massima professionalità e trasparenza. E soprattutto a rendere un servizio al Paese.

Al senatore Stucchi andrebbe spiegato che nel Corano c’è scritto che la vita del musulmano deve svolgersi sempre nel rispetto della verità e della giustizia, anche quando a farne le spese è un altro musulmano, un amico o un parente. Concetto questo, che è ancor più facile da fare proprio, per noi convertiti che veniamo da un passato di cattolici o cristiani, visto che il Corano è l’ultima e definitiva rivelazione, in ordine di tempo, dopo la Bibbia e la Tora.
Quindi la solita reprimenda-ricatto sulle distanze da prendere e le condanne da urlare, è alquanto inopportuna. Se consideriamo poi, che è fatta da un signore che ha condotto l’ultima campagna elettorale, dalle Marche a Milano, presentandosi al fianco del candidato locale come presidente del Copasir, e in un certo senso quindi sfruttando il marchio dell’intelligence, allora l’editto risulta anche un pò ipocrita. Bisogna essere credibili per essere anche ascoltati e avere diritto di parola.

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