sabato 4 giugno 2016

Il magistrato che non voleva farsi frate e i profughi che vogliono mangiare bene

Ma si trattava di cibo che poteva essere oggetto di contestazioni? «No, assolutamente. Si sono lamentati di panini buonissimi lasciati da un catering. Di fronte a questi episodi, abbiamo deciso di chiamare gli operatori di mare nostrum. E’ un problema che rischia di ripresentarsi altrove, perchè noi chiudiamo nel periodo estivo». Nella vicenda della rivolta della pasta scotta, il gruppo di profughi a causare problemi era piuttosto ampio. In questo caso? «Si tratta di un gruppo di 50 - 60 persone, tanto che la frequentazione della mensa è passata da 350 a oltre 400 persone. Dopo quel mercoledì hanno tentato di ripresentarsi altre volte. Di fatto, qualcuno torna tutti i giorni». carlino

Il tema è stato dibattuto nel corso di una riservatissima riunione a cui hanno partecipato nei giorni scorsi il questore, il prefetto e il procuratore generale di Genova. E sarà oggetto di un secondo chiarimento richiesto dai sindacati la settimana prossima. Oggetto delle due riunioni: le lagnanze dei poliziotti. Che alle troppe ore lavorate aggiungono la difficoltà di garantire l’incolumità del protetto in contesti mondani. lastampa

In Italia purtroppo si ragiona per stereotipi.

La strumentalizzazione delle figure di Falcone e Borsellino fa si che tutti ci immaginiamo il magistrato sotto scorta come una persona costretta a vivere in maniera limitata.
Si tratta di una questione di sicurezza principalmente.
Se la vita notturna del dottor Arena lo espone a rischi nonostante la scorta, allora è lecito chiedergli di rimodulare le proprie abitudini.
Il dottor Di Matteo, specie d'estate, è sempre in giro per convegni in luoghi molto affollati e anche all'aperto. Saviano allo stesso modo viaggia frequentemente all'estero e imperversa in tivvù.
Evidentemente si riesce comunque a proteggerli.
Anche il magistrato della DDA genovese ha diritto a condurre una esistenza adatta alle sue esigenze.

I profughi avranno di sicuro manifestato la propria insoddisfazione in maniera poco ortodossa.
Però è anche comprensibile. Si tratta di gente che ha sofferto e continua a soffrire grandemente.
E quando si fa la carità, la si deve fare in modo che sia carità e non esibizione.
Se uno è profugo ha diritto ad un pasto decente secondo gli standard migliori.
O anche alla scheda telefonica e ai vestiti belli.
Sarebbe ora che lo capissero anche certi media italiani che costruiscono casi pur di sopravvivere.
 

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