domenica 15 maggio 2016

Separare chi sparla da chi spara

«L'udienza sarà fissata a breve e si terrà comunque, il fatto che Khachia non sia reperibile non ha rilevanza: il giudice entrerà invece nel merito dell'espulsione decisa dall'Italia un anno fa, se sia legittima o meno». Secondo voi, non lo è? «No. È basata su sospetti e illazioni, non su reali prove di un pericolo per la sicurezza». Se Khachia è morto per la jihad, però... «Non proverebbe che lui era un pericolo prima, per l'Italia o per la Svizzera. E sarebbe ininfluente dal punto di vista processuale. Ma, ripeto, non sappiamo se e come sia morto». Lei che informazioni ha? «Se la Magistratura italiana ha delle prove sulla morte, io non le ho viste. Il mio assistito risulta irreperibile, questo è tutto». ticinonline

Io credo che l’avvocato Spadaro, oltre a voler adempiere ai suoi obblighi professionali e a tenere fede alla promessa fatta ad Oussama, sia intenzionato a creare un precedente giuridico in grado di garantire i diritti di tutti.
Si parla tanto di separare chi prega da chi spara ma finora di armi vere se ne sono viste ben poche. C’è bisogno di meno conferenze stampa spettacolo e di più prove come titolava il Foglio a proposito del pasticcio barese.
A fronte di una escalation delle norme punitive, c’è molto poco su cui contare per la difesa se non le lungaggini processuali forse, e qualche appiglio legato alla distanza tra mondo virtuale e reale. Khachia ha rappresentato una sorta di evoluzione di Giuliano Delnevo che non ha mai manifestato pubblicamente propositi terroristici e ha voluto combattere la sua battaglia per il popolo siriano.
Il giovane marocchino non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per Daesh e anzi ne parlava come di uno stato pienamente legittimato ad esistere. Però a quanto è dato sapere, anche lui non aveva in animo propositi tesi ad atti di terrorismo sul nostro territorio nè ne ha determinati.
Il problema vero è separare chi sparla da chi spara.
Le soglie di punibilità sempre più basse e le tante varianti introdotte dalla dimensioni virtuale, rendono questo compito molto arduo. Anche per questo motivo sarebbe meglio uscire dalle sale delle conferenze stampa e smorzare i toni per iniziare a discutere di come esercitare il diritto di espressione.

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