giovedì 5 maggio 2016

La felicità di Rob

La minaccia è ancora molto alta, la più grave dai tempi dell’11 Settembre e temo sia probabile un nuovo attacco in Europa in futuro. Non abbiamo informazioni su specifiche minacce nei confronti dell’Italia. Sapevamo che l’ISIS aveva istituito in Siria una nuova struttura di comando per pianificare attacchi contro città europee e purtroppo c’è stato Bruxelles. La nostra priorità, dunque è quella di identificare altri network terroristici in attività in Europa. Siamo molto preoccupati per la possibile connessione tra reti terroristiche e trafficanti di migranti. Abbiamo individuato alcuni collegamenti in casi recenti tra sospetti terroristi e canali migratori anche nell’uso di documenti falsi. Ed è confermato che due degli attentatori di Parigi avevano utilizzato il canale della migrazione.
Le reti criminali che gestiscono il traffico di migranti hanno fatturato nel 2015 tra i 3 e i 6 miliardi di euro: si tratta del mercato criminale in più rapida ascesa in Europa. Nel 2015 c’è stato un flusso senza precedenti di migranti e il 90% ha usato servizi illegali che hanno facilitato il loro viaggio verso l’Europa. Ciò significa che l’attività criminale dei trafficanti è il cuore del problema e deve essere il cuore della nostra risposta.
Abbiamo identificato 40 mila trafficanti di uomini. Si tratta di gruppi multinazionali, che provengono dai Paesi di provenienza dei migranti, come la Siria, di transito, come la Turchia, ma anche di molti Paesi europei. La nostra risposta a questi gruppi è resa meno efficace per la mancanza di cooperazione dei Paesi di partenza dei migranti come la Siria. 
I trafficanti usano anche strutture economiche legali, per esempio agenzie di viaggio, e i migranti vengono contattati anche attraverso i social media, come ad esempio Facebook.
L'infrastruttura criminale partecipa anche alla cosiddetta distribuzione secondaria dei migranti, cioè quella una volta arrivati dentro l'Ue. La filiera prevede varie figure, dai capi della manodopera, ai reclutatori, ai contrabbandieri, ai riciclatori di denaro e strozzini. I migranti sono molto vulnerabili e vengono impiegati nella manodopera illegale, nella prostituzione e nello spaccio di droga.


Il signor Wainwright ha detto cose che sapevamo già.
Anche perchè Daesh non ha inventato niente di nuovo. Usa mezzi e meccanismi propri della criminalità. Su Facebook si vendono armi, esplosivi, organi, quasi come nel dark web. Figurarsi mettere annunci per sfruttare il traffico dei migranti. Tanto valeva adoperare la tecnologia e far parlare il direttore dell'Europol in video conferenza. E magari chiedergli come ha intenzione di farsi perdonare l'epic fail di Bruxelles o quanti altri soldi chiederà.

Sapevamo già che si va verso un grosso attentato. Così come sapevamo della sezione external operations. Tant'è che i corpi speciali americani sono al lavoro in zona da diversi mesi ormai. A quello serve la famosa bomba cyber di Ash Carter. Ad individuarli e neutralizzarli. Gli ultimi raid hanno colpito circa una quarantina di soggetti pericolosi. Daesh è figlio di al Qaeda e Abu Bakr al Baghdadi lo è di al Zarqawi che per primo usò l'Iraq come base per attentati diretti verso la Giordania, il Libano e la Turchia. Ovvio che il progetto del califfato preveda mire più allargate.
Dal punto di vista della sicurezza e della risposta militare, non si può fare molto se non perfezionare il monitoraggio, controllare frontiere e flussi migratori. Un caso Boudina non deve più ripetersi.
Bisogna inoltre "sistemare" la questione libica ed altri focolai pericolosi.

Però quando parliamo di attentato in stile 9 11 e di pianificazione di attacchi dalla Siria, bisogna essere un pò più precisi. Se andiamo a guardare la casistica degli ultimi diciotto mesi dobbiamo operare un distinguo tra attacchi ispirati da Daesh senza che vi siano interventi diretti dalla Siria, ispirati o diretti da contatti in Siria, diretti dai vertici di Daesh. Bisogna tenere anche conto del ruolo dei foreign fighters e dell'addestramento ricevuto.
In linea di massima il pericolo più grande per adesso viene dai semplici simpatizzanti, quelli cioè che subiscono il fascino dell'ideologia, e da quelli che sono in contatto con foreign fighters come Koraichi. Questi suggeriva di agire in tre direzioni : partire ed andare a combattere in Siria, realizzare un attentato in Italia, recarsi in Paesi come la Tunisia e la Libia.
Posto che i foreign fighters di ritorno determinati a compiere attentati in Europa, secondo gli analisti rappresenteranno un numero esiguo ancora per molto tempo visto che rimangono là o tornano delusi, il problema rimane sempre quello della contro narrazione.

E' stata messa a confronto in un talk, l'omertà che avvolge la vicenda della piccola Fortuna con quella delle moschee o di amici e conoscenti rispetto al caso Koraichi-Brignoli. Non si tratta di omertà. Non sempre.
Il radicalizzato si comporta allo stesso modo del bambino che ha subito il grooming da parte del pedofilo oppure come il ragazzino bulimico o autolesionista. Tende a sviluppare rancore contro il proprio nucleo di appartenenza e al tempo stesso lo mimetizza.
In più, è difficile distinguere per chi gli sta accanto, tra estremista e qualcuno che ha semplicemente deciso di osservare con maggior rigore i dettami islamici.
A questo dovrebbero essere orientate la contro narrazione e le campagne di sensibilizzazione.
A capire prima che sia troppo tardi, cosa sta accadendo.



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