venerdì 19 febbraio 2016

Irja ya alfa layla

Manenti ha reso noto che colleghi americani di Regeni, presenti al Cairo, hanno subito vicende drammatiche: tre di loro sono scomparsi e non se ne sapeva più niente, salvo ritrovarsi salvi in Usa dopo aver subito un certo numero di violenze. Gli stessi egiziani, insomma, che li avevano rapiti, hanno poi provveduto a riportarli .
Fatto sta che dai servizi d’Egitto, Mukhabaràt in testa, non arriva nessuna notizia, riscontro, traccia informativa tale da aiutare l’Aise e il governo italiano per metterlo nelle condizioni di conoscere almeno una parte della dinamica dei fatti. In quelle ore, al Cairo, davanti alla richiesta di informazioni, c’è stato un rimpallo tra servizi e polizia egiziana: un gioco delle parti per coprire la verità. Per il resto, dunque, il comitato parlamentare apprende che poco o nulla si sa. marco ludovico

Aiuto e collaborazione sono come la fortuna. Bisogna andarseli a cercare in maniera decisa e non nel contesto generato da una situazione di emergenza ma con un’azione protratta nel tempo.
Il dovere del capo dei servizi segreti è quello di proteggere gli interessi della nazione in ogni circostanza. Cercare un bilanciamento tra gli equilibri che un governo deve mantenere in campo internazionale confrontandosi con la situazione interna e le aspettative della popolazione è compito non facile.
Il generale Manenti è riuscito a svolgerlo egregiamente in tutti questi anni. E anche in maniera dignitosa rispetto a certi predecessori adesso che è ufficialmente al comando.

Il resoconto del direttore dell’Aise blinda il perimetro operativo che è proprio dell'agenzia in virtù delle scelte governative e dell'indirizzo politico tracciato.
Il pantano della sicurezza egiziana stretto tra passato e presente nei labirinti delle gerarchie ufficiali e parallele è un guado difficile da attraversare. Ancor più difficile è ricavarne una verità attendibile. Quella che tutti noi vorremmo sentirci raccontare.
Non essendoci stati segnali premonitori e in mancanza della collaborazione dei servizi egiziani dopo i fatti, non rimane che aspettare il risultato del lavoro della squadra di investigatori inviata al Cairo e prenderne atto.

L'unica indicazione utile che si può trarre da questa vicenda è circa l'errore fatto a suo tempo nel bollare i fratelli musulmani come semplice gruppo terroristico . Al governo sarebbero stati interlocutori migliori. In un certo senso anche più manovrabili attraverso un'azione diplomatica sinergica.
Oggi conviene, all'Italia ma non solo, che al Sisi rimanga al timone perchè è al centro degli interessi politici ed economici medio-orientali e mondiali.
Conta il peso che ha nello scacchiere arabo dal quale originano molti dei problemi dell'Europa.
Finchè l'America distratta dalla solita Russia capricciosa continuerà le sue politiche di controllo a distanza, conviene tenersi buono al Sisi e soprattutto non immischiarsi nei suoi affari interni.

Decisioni, va aggiunto, dettate anche da intercettazioni che hanno coinvolto agenti, ex appartenti ai servizi, personaggi del Vaticano anche di alto livello. Dal contenuto delle conversazioni, a quanto pare alcune piuttosto imbarazzanti, sono emersi fatti che hanno determinato quella che in gergo si chiama «rottura del rapporto fiduciario» tra Manenti, responsabile del reparto Stati e un direttore di divisione.

Dove c'è una intercettazione c'è anche un'inchiesta.

Albè ma che ti diceva Ester dietro alle spalle?
Una che non apprezza un direttore bravo come te non è femmina da Aise.
Ya salam.

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