giovedì 18 febbraio 2016

Così parlò l'eccentrico

Questa mia direttiva è in linea con quella che almeno dal 1998 è la premessa di ogni discussione in ambito politico, accademico e giuridico. E cioè che le intercettazioni sono finalizzate ad acquisire prove di responsabilità degli indagati e imputati. Ma allo stesso tempo si deve ricordare che all’interno del sistema è prevista la tutela dei dati inutilizzabili, irrilevanti e sensibili perché evidentemente non servono a provare questa responsabilità. Il meccanismo che io prevedo si adegua a questi principi già esistenti. A prescindere da eventuali nuove norme che potranno essere varate.

Sarebbero critiche del tutto prive di fondamento e di attenzione alle regole di ogni democrazia. Io sono stato impegnato per molti anni con giornalisti e Consigli dell’Ordine professionale contro i progetti di cosiddette “leggi bavaglio” che per fortuna non sono mai andati in porto, almeno fino a questo momento.

Il dovere di informare, insomma, non deve essere confuso con il doveroso divieto di circolazione di dati inutilizzabili o sensibili e irrilevanti.

Nell’elaborare la mia direttiva non ho minimamente preso in considerazione i disegni di legge che sono in campo o quelli che si sono succeduti dal 1998 almeno e che sono fortunatamente finiti su binari morti. Io lo dico sempre: la magistratura deve essere eccentrica nella sua azione, esterna rispetto alle preferenze del governo o del Parlamento”.huffington

A proposito di documenti sensibili sarebbe interessante sapere che fine ha fatto l'esposto presentato dall'avvocato De Miranda un paio di anni fa.

Stamane i giornali veneti hanno dato notizia della chiusura delle indagini riguardanti un presunto caso di concussione messo in atto da un agente dell'Aise (o ex attualmente) ai danni di un suo informatore. Se ne parlò nel corso dell'estate dello scorso anno. Ora la procura sarebbe orientata verso la richiesta di rinvio a giudizio.
Si tratta di una vicenda che risale al 2012 e che avrebbe visto l'agente gonfiare il valore delle notizie fornitegli per far si che all'informatore venisse erogato un importo superiore al dovuto e dal quale lui poi avrebbe percepito una percentuale abbondante. Parliamo di cifre dell'ordine di decine di migliaia di euro. Un atto deplorevole per chi ha l'onore di lavorare al servizio dello stato. L'indagine sarebbe partita dalla denuncia dell'informatore che ha trovato il coraggio di rivolgersi alla procura grazie all'aiuto di un esponente delle forze dell'ordine che lavorava assieme all'agente.
La stampa oggi ha ritenuto evidentemente necessario rendere noto il nome del funzionario e addirittura il suo indirizzo. A cosa è servito tutto ciò ?
Quello che andrebbe approfondito è il ruolo avuto nella vicenda dal capocentro e dai vertici di Roma, tutti a quanto pare inconsapevoli. Se così fosse, vuol dire che c'è una falla nel sistema.
E' già difficile inquadrare con una norma il rapporto informatore- operatore di sicurezza. Se poi i meccanismi di controllo all'interno delle strutture gerarchiche di forze dell'ordine e servizi sono inefficaci o praticamente inesistenti, allora il lavoro svolto va all'aria.
La funzione del giornalista sarebbe questa. Andare alla ricerca delle criticità per migliorare il sistema. Non mettersi al servizio delle lobby politiche e finanziarie o mettere alla gogna il malcapitato di turno. Attività decisamente improduttiva.

Fa sorridere il fatto che uno dei maggiori sostenitori del dottor Spataro ai tempi di Abu Omar, uno di quelli che sguazzava tra le intercettazioni inutili o evidenziava i segmenti meno significativi dei verbali di interrogatorio degli accusati, ieri si è limitato a puntare il dito contro la parte della direttiva pertinente ai servizi. Vuol dire che in dieci anni poco o nulla è cambiato.

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