Proseguono nei vari Paesi europei le procedure che dovrebbero portare all’estradizione dei soggetti indagati ed incriminati in seguito alla operazione JWeb realizzata dal Ros dei carabinieri e coordinata dalla procura di Roma.
In Inghilterra è stata negata la libertà su cauzione ad uno dei quattro curdi fermati con mandato d’arresto europeo.
Hawat Hamasalih era arrivato nel Regno Unito nel lontano 2002 in fuga dal regime di Saddam Hussein. Cinque anni dopo gli era stato concesso asilo e nel 2008 ha ottenuto la residenza stabilendosi a Birmingham.
Daniel Sternberg, giovane avvocato specializzato in procedure di estradizione dello studio associato 9 12 Bell Yard, nel corso delle prime udienze ha spiegato che Hamasalih era uno dei leader dell’organizzazione denominata Shawti Rax che aveva come obiettivo principale quello di stabilire un califfato nel Kurdistan iracheno e di costituire cellule eversive in Europa.
Secondo il rappresentante dell’autorità giudiziaria italiana il curdo era molto attivo nella chat del gruppo e non mancava di sottolineare il suo ruolo di reclutatore. Intratteneva rapporti con Omar Bakri noto membro fondatore del movimento Hizb ut Tahrir in Inghilterra dove gli fu proibito di rientrare proprio per la pericolosità dovuta alle sue attività di propaganda e sostegno a favore di progetti eversivi. Dopo l’arresto di Krekar nel 2012 Hamasalih aveva assunto la leadership e gestiva le risorse finanziarie.
Ieri il suo avvocato difensore ha ribadito quanto affermato in una lettera dalla procura competente per territorio ovvero quella di Trento dove vivevano i curdi “italiani” secondo la quale le indagini sarebbero ancora in corso e il suo cliente non sarebbe stato ancora formalmente incriminato.
La corte inglese ha comunque accolto le tesi di Sternberg per il quale sarebbe evidente che il reato commesso dai quattro curdi va molto al di là delle comunicazioni in rete e vi è la possibilità concreta di fuga.
Da queste serie di udienze sono emersi dati interessanti in relazione all’inchiesta italiana.
Secondo gli inquirenti il gruppo in Inghilterra aveva in programma un attentato ad una ambasciata ed aveva anche in mente di comprare missili da usare su suolo europeo. Inoltre Rawti Shax avrebbe anche istituito un campo d’addestramento tra Afghanistan e Pakistan. Però nulla di tutto questo sembrerebbe emergere dalle indagini inglesi. Tanto più che Hamasalih, sotto stretta osservazione per diversi anni, a detta del suo avvocato in passato sarebbe stato già interrogato e perquisito in seguito ad un mandato d’arresto europeo ma mai incriminato. L’MI5 lo ha sentito per ben due volte e gli ha proposto un rapporto di collaborazione al quale lui avrebbe opposto un netto rifiuto.
Sul fronte norvegese l’atmosfera attorno all’inchiesta italiana pare essere permeata anche da maggiore scetticismo. Pur avendo riconfermato nei confronti di Krekar l’ordine di custodia cautelare per le prossime tre settimane, la corte si è raccomandata affinchè gli inquirenti italiani assieme alla Police Security Service prendano in considerazione nel corso della discussione sull’estradizione, che non sarà di certo breve viste le intenzioni battagliere del suo difensore storico, l'eventualità che il curdo possa trascorrere l’attesa in libertà perché non vi sarebbero gli estremi per la detenzione.
A tal proposito Signe Aalling direttore del Pst ha annunciato che la prossima settimana il suo ufficio incontrerà le autorità italiane ma non ha voluto svelare dove né con chi esattamente discuterà.
Il che ha stimolato le speculazioni della stampa norvegese per la quale questo è ormai un caso di natura prettamente politica.
Senza volere sminuire la portata del lavoro investigativo italiano, che a questo punto e a dispetto delle notizie diffuse all'epoca della conferenza stampa dai media di casa nostra pare essere esclusivamente italiano, e tenendo in considerazione le differenze normative tra i vari Paesi viene da chiedersi :
ma è veramente necessario farsi carico di Krekar e a chi interessa veramente oltre alle nostre autorità e per cosa ?

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