mercoledì 13 gennaio 2016

Balcanicamente

Oltre al passaggio del personale della Forestale ai Carabinieri, dietro le quinte si profila anche l`ipotesi – non affrontata nella riunione di ieri – di una struttura unica nell`Arma che metta insieme i Nas (nucleo antisofisticazione e sanità), i Noe (nucleo tutela dell`ambiente), i Nac (nucleo antifrode comunitarie) e la Forestale. Ma si è deciso anche che entro il 3 marzo i vertici di Polizia, Arma e Finanza dovranno consegnare una ricognizione del personale impegnato in funzioni amministrative e di scorta, per potenziare i servizi sulla strada.firenzepost 12gen2016

Passano sotto la lente dell'antiterrorismo le tracce di quella propaganda radicale, per scoprire se a quella fonte di indottrinamento possano essersi abbeverati militanti dello Stato islamico per prepararsi alla guerra santa contro l'occidente degli infedeli. Ancona e le Marche erano attraversate dall'apostolato musulmano? Come si svolgeva la predicazione e in che modo venivano reclutati gli adepti? E soprattutto: i venti del fondamentalismo che soffiavano dietro quell'attività di reclutamento fanno volteggiare gli spettri del terrorismo? Domande buone per gli inquirenti, chiamati a cercare e rivoltare la fascia grigia del proselitismo islamico e scovare piste investigative nuove, per certi aspetti inquietanti. corriere adriatico 3dic2015

È qui che inizia la seconda parte della storia. Gli accertamenti in questo caso partono da un imprenditore italiano, che finisce nel mirino delle Fiamme Gialle per i suoi frequenti viaggi in Albania. Ad attirare le attenzioni su di lui è un traffico internazionale di sostanze tossiche, fra cui ci sono componenti che, per gli inquirenti, potrebbero essere utilizzati per la costruzione di razzi artigianali, destinazione finale, ancora una volta, la Siria. La porta d’accesso è il confine greco, un colabrodo attraverso cui passano facilmente uomini e merci. In questo crocevia si inserisce una rete di attivisti e predicatori islamici radicali, molti dei quali albanesi arrivati dal vicino Kosovo. Cercano gente che parli bene l’italiano e l’Albania ne è piena. E questo elemento spiega perché l’allerta sui rischi in arrivo dai Balcani non è mai stata così alta. lastampa 13gen2016

Giuliano non era un terrorista così come lo si vuole dipingere.
Era un ragazzo come tanti deluso dalla vita e sorretto da ideali come pochi lo sono in questo Paese. Non aveva intenzione di piantare bombe e uccidere indiscriminatamente. Voleva liberare un popolo dall’oppressione . I suoi sentimenti erano gli stessi dei ragazzi italiani che vanno a combattere a Kobane e che vengono intervistati e celebrati come eroi.
Forse i curdi e quei giovani combattono una guerra giusta e pulita mentre Giuliano lo faceva in maniera sporca ? Le guerre per natura sono sporche. Portano morte e sangue. Si nutrono di crimini. Non esistono ribelli moderati così come è un’utopia pensare che esistano talebani buoni. Solo che torna comodo ragionare così per ripulirci la coscienza. Perché noi, almeno ufficialmente, appoggiamo i buoni.
Fare luce sulle modalità con le quali Giuliano è arrivato in Siria, serve a ridare un po’ di serenità alla famiglia bersagliata dal massacro mediatico ancora in atto, e ad individuare circuiti che magari sono attivi e più pericolosi di prima. Se ci è voluto così tanto tempo per chiudere il filone di indagine ligure sarà sicuramente per lungaggini giudiziarie ma anche per la frammentazione che caratterizza il nostro sistema investigativo.
Conosciamo benissimo le criticità presenti nelle Marche. Dall’operazione Niriya alle indagini su pachistani e nordafricani non ci sono state mai grosse sorprese. Così come è nota a cittadini ed investigatori la rotta dei balcani ultima scoperta dei giornali di casa nostra.
Io credo che il problema vero e proprio non sia l’osmosi. Anche a forza di rivalità e personalismi alla fine si riesce a fare indagini produttive. Però se ogni volta per portare a termine una inchiesta bisogna attivare squadre mobili, Digos, polizia postale, task force e antiterrorismo di Roma forse passa troppo tempo e i risultati vengono compromessi dalla dispersione dei dati raccolti.
Bisognerebbe iniziare a pensare ad una centralizzazione delle indagini, idea che pare stia prendendo in considerazione Theresa May. Quella di attribuire i poteri di indagine su questioni di terrorismo alla sola National Crime Agency togliendoli ai reparti investigativi locali. Dare vita cioè a una sorta di Fbi. Qui in Italia si tratterebbe di fare il percorso inverso alla creazione delle specialità. Istituire un solo organismo centrale fatto da quei professionisti puri che si sono cimentati nella lotta al terrorismo dalle origini fornendogli come supporto i tecnici a seconda delle necessità. Non c’è bisogno di sopprimere specialità e comparti vari (a dire la verità sarebbe opportuno visto che servono ormai più che altro ad alcuni per farsi belli o a far carriera ma Sgalla e i sindacati di destra scenderebbero sul piede di guerra) ma c’è bisogno di razionalizzarli. Non è questione di spending review ma di logistica.
E servirebbero poliziotti musulmani come ricordava in un suo intervento il dottor Megale. Sono necessari per il rapporto con il pubblico e per portare a termine indagini che vadano oltre il fermo dei bamboccioni di Facebook. Servono poliziotti con due anime, come fu ben caratterizzato Anwar al Awlaki da un funzionario dell'Fbi, per potere interpretare con certezza le intenzioni di presunti terroristi. Non è lavoro da traduttori e mediatori culturali questo.
C’è da decidere se la sicurezza è bene ed interesse del Paese o passerella e business per le aziende.

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