venerdì 13 novembre 2015

Krekar il giorno dopo

Ci ha paragonato agli egiziani il mullah Krekar e il segno della fratellanza musulmana mostrato oggi all'ingresso dell'udienza di convalida sta ad indicare che si sente perseguitato come loro.
Il suo avvocato ha rincarato la dose ricordando le visite dei politici norvegesi in Italia che secondo lui avrebbero portato alla fine all'arresto. L'Aftenposten aveva parlato di colloqui informali, non a livello di polizia, che andavano avanti da diverso tempo.
Una esagerazione strategica difensiva forse quella di Meling che però mette in evidenza come l'operazione JWeb più di ogni altra abbia una valenza multipla. Ha interrotto, o almeno dovrebbe averlo fatto, gli equilibri pericolosi su cui si regge il network di Najmuddin Faraj Ahmad. Equilibri che percorrono le vie della guerra verso l'Iraq. Di certo il primo ministro Solberg soffriva parecchio il giochetto di Krekar che si serve da anni di leggi fin troppo garantiste e assistenzialiste verso esuli e presunti tali. Il dibattito che si è scatenato dopo la conferenza stampa di Roma ha puntato il dito proprio contro il complesso di norme che regolano l'accoglienza in Norvegia.
Ferma restando l'indipendenza della nostra magistratura e dell'Arma dei Carabinieri e ricordando che l'investigazione è iniziata nel 2010, si potrebbe forse azzardare l'ipotesi che vi è stata qualche pressione da parte dell'unione europea o dai governi dei Paesi che hanno partecipato alle fasi finali dell'operazione, affinchè questa venisse chiusa al più presto in modo da indurre le nazioni del nord Europa ad una riflessione sulla revisione delle norme e delle concessioni che regolano gli ingressi. Non è un mistero che la meta preferita dei migranti siano proprio questi Paesi. In qualche modo si vuole scoraggiarli.
A queste schermaglie si sono aggiunti i malumori della polizia e dell'intelligence norvegese che si sono visti scavalcati dagli investigatori italiani e hanno avanzato forti dubbi sulla effettiva validità delle prove raccolte che in fondo dovrebbero essere le stesse in loro possesso . Si è anche mandato a dire attraverso qualche esperto di sicurezza che la nostra polizia e la nostra intelligence sono specializzati in fenomeni criminali come mafia e camorra ma non brillano su questioni che ruotano attorno al terrorismo internazionale soprattutto nella sua versione moderna virtuale. Ha dato molto fastidio l'accusa secondo la quale Krekar in carcere teneva conferenze via Skype nonostante non gli fosse consentito l'uso di mezzi di comunicazione. E si è anche poco convinti della concreta possibilità che il gruppo stesse per porre in essere attentati contro diplomatici norvegesi.
A questo punto aspettiamoci ritorsioni.
Ma non è che Galzerano e Giannini hanno fatto apposta a rimanere lontani da questa inchiesta ?
Diabolici come sono, la cosa non mi stupirebbe.




Foto Jan T. Espedal

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