sabato 22 agosto 2015

Mai giudicare un uomo dall'ombrello che usa (specie se si tratta di una spia)

L’aspetto più divertente della vicenda di Cedric Belfrage venuta alla luce in questi giorni in seguito alla declassificazione dagli archivi dell’MI5 di alcuni documenti risalenti al periodo della seconda guerra mondiale e in parte resi disponibili al pubblico grazie al National Archive che li ha digitalizzati, è che tra gli agenti che se ne occuparono all’epoca nel tentativo di sbrogliare un pasticcio potenzialmente pericoloso per i risvolti politici che avrebbe potuto provocare, fu proprio quel Kim Philby ritenuto il principe degli agenti doppi e difeso a spada tratta da colleghi e superiori anche quando si scoprì il pesante doppio gioco di cui si era reso protagonista nemmeno a farlo apposta proprio al servizio dell’unione sovietica.
E che quindi con tutta probabilità nei giorni in cui indagava allo stesso tempo si premurava di tenere informati sugli sviluppi gli amici della sicurezza interna sovietica (nkvd) ideatori delle trame che indussero un giornalista inglese a tradire la madrepatria assieme ad un gruppo di americani in nome dell'ideologia politica.

Cedric Belfrage era uno scrittore ed editore nato all’inizio del secolo scorso in Inghilterra e trasferitosi in America quando era ancora ragazzo. Nel 1937 durante un viaggio in unione sovietica rimase affascinato dal Paese e dalla tradizione politica sulla quale era stato costruito così quando rientrò in America iniziò a frequentare circoli di simpatizzanti sovietici. Non interruppe mai il suo rapporto con la madrepatria tant’è che tra il 1941 e il 1943 lavorò per il British Security coordination office.
Si trattava di un comparto di intelligence stabilito a New York con una sorta di tacito consenso da parte delle autorità americane, che usava come copertura un ufficio preposto al controllo dei passaporti britannici e il cui scopo era invece quello di proteggere ad ogni costo gli interessi americani. Quindi le attività svolte erano comprese in un intervallo abbastanza variegato che andava dalla propaganda allo spionaggio oltre ogni limite.
Fu proprio in questo periodo che Belfrage fu avvicinato da esponenti dell’intelligence russa e passò loro un buon numero di documenti che contenevano informazioni importanti sulle politiche adottate in medio-oriente e nei confronti della Russia, sulle attività di sorveglianza messe in atto da Scotland Yard e anche dettagli circa l’addestramento degli agenti segreti.
Quando gli americani scoprirono la tresca grazie ad una soffiata, Belfrage fu sottoposto ad interrogatorio dell'Fbi e ad investigazione da parte del comitato per le attività anti-americane al quale però si rifiutò di rispondere.

La sua fortuna sul territorio americano fu che le informazioni passate ai Russi derivavano dal suo impiego con il governo britannico quindi non gli si potevano muovere accuse significative.
L’abilità nel calibrare le parole invece, lo salvò da un processo in Gran Bretagna.
Fece mettere a verbale che dietro autorizzazione dei suoi capi all’MI5 aveva passato solo alcune informazioni di scarsa importanza in modo da ottenerne altre dai russi.
Quando l'intelligence inglese, alla quale i federali negarono la possibilità di interrogare Belfrage, venne a conoscenza delle sue dichiarazioni, iniziarono le fibrillazioni.
Dallo scambio di comunicazioni interne tra agenti dell'MI5 ed MI6, questi ultimi chiamati in soccorso per tamponare la situazione, si evince come la preoccupazione principale fosse quella di un eventuale processo che avrebbe potuto rivelare connivenze scomode.
Belfrage aveva lavorato per altri uffici dell'agenzia ma era difficile conoscere esattamente il suo raggio d'azione e quali fossero i suoi referenti.
Se si fosse arrivati a costruire un caso di spionaggio e tradimento in corte bisognava essere sicuri di poter controbattere qualsiasi speculazione uscita dalla testimonianza di Belfrage e abbatterla per ottenere un verdetto di colpevolezza piena.
Speculazione che avrebbe potuto mettere in pericolo non solo l'intelligence ma anche il foreign office e il ministero dell'interno sino anche forse alla corona.
Le frasi sibilline sull'autorizzazione ad agire ottenuta dai vertici dell'agenzia erano un messaggio forte e chiaro.
Quindi alla fine si preferì lasciarlo in America per tutto il tempo necessario e quando rientrò in patria dopo l'espulsione nemmeno fu interrogato per paura di quello che avrebbe potuto rivelare.
La sicurezza interna si limitò a tenerne sotto controllo tutti i movimenti.
Sulla reale pericolosità di Belfrage rimangono molti dubbi ma storici ed esperti del settore ritengono che si tratti di una figura di altissimo livello paragonabile addirittura a Philby e ai fantastici cinque di Cambridge.
Prova ne sarebbe il fatto che il Kgb non ha mai voluto ammettere ufficialmente la sua collaborazione nè ha mai declassificato documenti al riguardo.






“To betray, you must first belong.I never belonged. ”
Kim Philby

Mai innamorarsi di un uomo dallo sguardo accattivante e la chiacchiera facile.
Potrebbe essere una spia o peggio.
Un traditore.

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