giovedì 13 agosto 2015

Come approntare una finta ma efficace kill list

Prima che Giannini mi mandi i Nocs tengo a specificare che questo post è al solito dimostrativo o meglio analitico.

Abbiamo già visto qualche mese fa come sia stata realizzata una hit list italiana.
Ed evidentemente chi l'ha redatta non era italiano nè residente e neppure aveva legami con il nostro Paese.
Sono stati acquisiti i nomi dei comandanti delle forze dell'ordine .
Si è andati alla ricerca di articoli di giornale che coinvolgevano esponenti delle forze di polizia (facilmente riconoscibili da foto e didascalie).
E' stata fatta una ricerca attraverso i nuovi media. Ai nomi sono stati abbinati indirizzi e numeri di telefono di caserme spacciandoli per personali oppure gli si sono associati dati di omonimi facilmente reperibili in rete.

Cosa potrebbe accadere se si cercasse di effettuare una operazione simile ma alzando il tiro e allargando il raggio d'azione come hanno fatto gli inglesi alcune ore fa?
Ormai gli "italiani" tra simpatizzanti e foreign fighters stanno crescendo di numero quindi potrebbero agire nella stessa maniera.



Il livello di cultura digitale dell'Italia anche tra esponenti delle forze dell'ordine e dell'esercito continua ad essere molto basso.
E' raro trovare profili per di più completi su linkedin.
Al massimo militari e poliziotti bazzicano Twitter e Facebook.
Non stupisce però che il comandante di un comparto di investigazioni telematiche che per molti anni ha prestato servizio all'estero non solo abbia un profilo delineato nei minimi dettagli ma lo abbia anche scritto in Inglese.
L'operazione Babylon ha catapultato Di Legami sul red carpet della polizia di stato e dei mezzi di comunicazione di massa.
Una semplice ricerca porta dritto al suo background.

L'immagine in divisa è molto importante nelle operazioni mediatiche di Daesh.
Serve a sottolineare il contrasto.
Quel noi contro voi che scatena l'odio nelle potenziali reclute.
Apruzzese era quasi sempre in blu.
E' già difficile reperire immagini di Di Legami. Ancor più arduo vederlo in divisa però il vantaggio della rete è che i neuroni lavorano agilmente e soprattutto velocemente.
Man mano che l'apporto operativo dato a Daesh da elementi italiani o italianizzati aumenterà, sarà più semplice per questi individuare obiettivi e caratteristiche.


Il direttore della cyber division è un bersaglio significativo. Un simbolo.
E' sufficiente individuarlo attraverso il ruolo e l'immagine per infiammare gli animi.

A questo punto e con un messaggio di accompagnamento incisivo, indirizzo e numero di telefono diventano una mera formalità.
Basta inserire quello della sede della polizia postale del lazio 06 588831 spacciandolo per quello di casa in aggiunta ad un indirizzo mail del tipo di quelli che anche il suo predecessore usava (reperibile in rete nei curricula o dalle mail di Hacking Team) e quindi magari un roberto.dilegami@interno.it o poliziadistato.it .
Il gioco è fatto.

In questo senso attualmente starsi ad interrogare sulle modalità di reperimento dei dati è un falso problema.
L'operazione kill list ha bisogno solo di elementi base.
Anche uno che di norma preferisce tenere un profilo basso come il direttore della postale, lascia dietro di se quelle tracce sufficienti ad essere usate.
Se in una fase successiva ci fossero pericoli concreti di attentati specifici di certo non lo sapremmo in maniera così diretta.
Il vero problema semmai è sapere se Daesh è in grado di hackerare reti energetiche, impianti industriali o circuiti aereospaziali.

La potenziale recluta che ha già maturato sentimenti a favore della battaglia di Daesh è una bomba ad orologeria. E' su questa che fa presa la kill list. Non sull'utente medio di Twitter ma su chi è già predisposto alla ricezione.
Chi è già vittima di grooming ovvero in questo caso del bombardamento di video e messaggi, non si sognerà nemmeno di andare a controllare se i dati che gli vengono consegnati sono esatti o meno.
Quel file su justpaste gli dà la certezza che la guerra dello stato islamico è legittima e può essere combattuta ad armi pari perchè nemmeno un super cyber cop è invulnerabile.
A quel punto (ed è quello il vero obiettivo di chi prepara questo tipo di campagne sul web) lui si sente autorizzato e pronto a partire per la Siria o a ideare un gesto eroico contro una qualsiasi persona in divisa.
Non importa chi. Magari il vigile urbano che gli abita accanto.

La repressione da sola non funziona. Chiudere siti o espellere gente non è sufficiente.
Creare o rafforzare un legame stabile tra i potenziali simpatizzanti di Daesh e le istituzioni del nostro Paese è l'unico modo per anticipare e fermare il pericolo.
Verrà il giorno in cui dovremo fare i conti con un piano ben organizzato e non con i soliti sopralluoghi virtuali.
Se non sarà stato fatto un lavoro di prevenzione adeguato allora anche la repressione non servirà a nulla.
Qualcuno deve spiegare tutto questo al governo e al ministro Alfano.


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