In un Paese normale il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copasir) dovrebbe chiedere immediatamete lumi al direttore del Dis (il capo di tutti i Servizi per capire se esista un’«indagine interna» all’intelligence che avrebbe disvelato come altri agenti di un’altra divisione del Sismi – dunque non quelli finiti a processo – avrebbero pedinato Abu Omar d’accordo con gli americani.
iltempo
Più che riaprire il caso Abu Omar tutti gli elementi di cui siamo venuti a conoscenza negli ultimi due anni e sapientemente messi assieme da Chiocci in un bel dossier di inizio settimana, lanciano un chiaro messaggio al Dis in attesa che il presidente del consiglio si decida a confermare il segreto di stato sulla vicenda cosiddetta di via nazionale.
L'ufficializzazione della notizia di una inchiesta interna sfuggita al controllo del Copasir interromperebbe la luna di miele tra i servizi e il governo e comprometterebbe quel lavoro di ricostruzione di immagine che il sottosegretario Minniti e i suoi stanno cercando di completare.
Si tratterebbe più che altro di un gran polverone mediatico di cui Renzi in piena campagna elettorale non ha decisamente bisogno.
L'indagine sarebbe stata commissionata dal governo Monti ma non è chiaro in che modo sia stata condotta e se eventuali esiti siano stati comunicati almeno alla presidenza del consiglio.
Che il libro di Polo non rappresenti uno spartiacque vero e proprio sulla vicenda Abu Omar lo indica anche il silenzio di Marco Mancini nelle settimane successive alla pubblicazione.
Pesantemente attaccato in alcuni passaggi, evidentemente non ritiene ancora maturi tempi e modi per reclamare giustizia.
Ad un certo punto del processo Telecom venne fuori che sotto la gestione Branciforte alcuni funzionari dell'Aise non avrebbero voluto che venisse fornita la documentazione, verosimilmente coperta da segreto di stato, che avrebbe potuto scagionarlo.
Quell'azione secondo la versione di Mancini era tesa ad impedirne il reintegro in quanto gli avrebbe dato la possibilità di vendicarsi in maniera piuttosto dura.
Unitamente al convincimento spesso manifestato da Giuliano Tavaroli nel corso di interviste, circa il fatto che l'inchiesta Telecom costituisse più che altro un trampolino di lancio per quella sul rapimento dell'imam egiziano, il ragionamento di Mancini potrebbe essere altresì esteso a quest'ultima vicenda.
Il segreto di stato potrebbe coprire anche presunte responsabilità di una squadra dedita al monitoraggio di Abu Omar e attivata presumibilmente sin da quando il Sismi non era ancora sotto il diretto controllo del generale Pollari.
Versione questa che non esclude possibili responsabilità del direttore ampiamente delineate dal generale Pignero nella registrazione audio che lo vide interprete assieme allo stesso Mancini.
Tali risvolti dovrebbero essere stati oggetto dell'inchiesta interna e su questi la difesa del dirigente romagnolo chiamò a deporre Manenti e Scarpis all'epoca vice-direttori dell'Aise.
Una quadratura del cerchio in tal senso renderebbe logica l'ipotesi che in ultima analisi Marco Mancini sia vittima di una vera e propria operazione di mobbing sviluppatasi nel corso degli anni parallelamente alle vicende giudiziarie delle quali è stato suo malgrado protagonista.
A questo punto non resta che aspettare una mossa proprio da parte sua.
Dopo le nomine recenti ai vertici di Aisi ed Aise potrebbe essere arrivato finalmente il momento per un avanzamento di carriera.
Non risultano notizie, almeno dai circuiti mediatici della rete, quindi vedremo se ancora qualcuno vuole frenarne le ambizioni e in che modo.
In questo contesto dovrebbero collocarsi le chiamate (alcune partite anche da telefoni pubblici in Calabria) che avrebbe ricevuto su una utenza mobile privata e le lettere di minacce contro la sua persona e la famiglia proprio a partire dal 2009, nonchè il famoso pedinamento-esercitazione di piazza San Silvestro a Roma mentre era a colloquio con l'onorevole Bocchino.
Una indagine rigorosa e concreta su queste ed altre importanti vicende di contorno servirebbe non solo a restituire al dottor Mancini la dignità e il rispetto che merita ma anche a far luce sul ruolo effettivo che avrebbero avuto nel sequestro Abu Omar i funzionari che non beneficiarono dell'apposizione del segreto di stato.
E soprattutto solleverebbe ombre ingombranti dai servizi attuali facendo si che l'operazione di rinnovamento in atto non risulti essere di mera facciata come appare.
Tutti i riferimenti citati nel post sono presenti in articoli di stampa pubblicati negli ultimi anni in relazione alle note vicende e disponibili su internet .
Mi scuso per eventuali inesattezze.
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