mercoledì 18 febbraio 2015

Può succedere se si sbaglia metodo

Il negoziato e' il metodo da seguire in Libia. Certo, bisogna mettere intorno a un tavolo chi ha influenza sui fatti sul terreno e la guida di questo negoziato deve essere molto forte. Il Governo italiano appoggia questo genere di soluzione.
Non abbiamo evidenza di un nesso diretto tra sbarchi e terrorismo internazionale. Sicuramente può succedere che su questi barconi ci sia qualcuno più radicalizzabile di altri. 
Giampiero Massolo giornale radio ore 8.45am 18 Febbraio 2015

questi gruppi hanno preso il controllo di una importante città come Derna; stanno cercando, ma la situazione è molto contrastata sul terreno, di impossessarsi di Sirte, 500 chilometri a est da Tripoli, di mantenere il controllo di alcune zone di Bengasi e di guardare anche verso la capitale. È evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Daesh e la situazione va seguita con la massima attenzione.

Paolo Gentiloni Silveri camera dei deputati ore 8.35am 18 Febbraio 2015


In the wake of Iraq and Afghanistan Britain is pulling back from international intervention, just as America pulled back after the Vietnam war. When crisis erupted in Libya, we didn’t feel it right to sit by as Qadhafi crushed decent Libyans demanding an end to dictatorship. But we didn’t want to get embroiled in Libya’s problems by sending in ground forces. After Qadhafi was ousted, no-one held the ring to help manage a transition to something better, as the US, Britain and other allies had done in Baghdad and Kabul. 
Libya had no institutions. Who or what would take over? The answer? Those with the weapons. Result? Growing chaos, exploited by fanatics. 
Sir John Sawers  King's college London 16 Feb. 2015


Fra i tanti documenti di propaganda emersi nelle ultime settimane tra i circuiti web dei fondamentalisti ce n'è uno particolarmente interessante perchè fornisce un punto di vista che sicuramente albergava nella mente di al Baghdadi quando inviò a Derna lo scorso novembre Abu Nabil al Anbari  fedelissimo di Saddam Hussein ed attualmente ai vertici di Daash.
Mossa che gli ha consentito di iniziare ad introdursi tra le maglie dei combattenti libici.

La posizione della Libia rispetto all'Europa e al nord-Africa permette di sfruttarla come punto di partenza per operazioni di conquista verso i Paesi confinanti e soprattutto per lanciare ondate di migranti in direzione delle nostre coste non tanto per portare a termine attacchi terroristici coordinati quanto per gettare nel caos il nostro continente.
Queste manovre permetterebbero di far defluire le operazioni di Daash da Iraq e Siria verso il maghreb riducendone così il carico in quelle zone e di aprire il fronte di conquista verso l'Occidente.
E' verosimilmente questo il primo passaggio di una eventuale strategia di al Baghdadi sulla Libia.
Lo scritto si sofferma sulle riserve di petrolio e di armi che ancora trovano rifugio in varie aree del Paese e che renderebbero agevoli queste conquiste.

Le dichiarazioni del direttore del Dis e del ministro Gentiloni portano a pensare che gli scenari prospettati dall'autore del documento pubblicato attorno al 20 Gennaio siano ancora di là da venire, tanto più che egli si rammarica del fatto che i combattenti sul territorio non riescono ancora a cogliere l'opportunità derivante da un patto di alleanza con Daash.
Però a questo punto rimane sempre la preoccupazione del "dopo".
C'è una guida forte che possa dirigere il negoziato ?
E' bene stabilirlo con certezza prima di immergersi in trattative inutili mentre Daash guadagna ulteriore terreno.


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