domenica 1 febbraio 2015

Alla caccia del jihadista perfetto

Si tratta di una campagna a mio avviso molto leggera che fa comprendere come la Francia gestisca in maniera sbagliata i rapporti con le minoranze, il che alla fine le si è ritorto contro.
Si presentano in modo molto sintetico i tratti caratteristici della radicalizzazione che sono però anche espressione di dettami coranici e della sunna profetica.
Non necessariamente una persona che smette di guardare la tivvù e di ascoltare la musica è un terrorista.
C'è una serie di elementi concomitanti da prendere in considerazione nel contesto ed è una operazione che può essere fatta solo da un esperto.
Racchiudere un profilo in uno slogan è pericoloso.
Può portare alla rottura di rapporti all'interno della famiglia di un convertito, creare fraintendimenti con amici e colleghi e quindi isolare il soggetto o un gruppo all'interno di una minoranza.
Insomma questa campagna più che dare la caccia al "barbuto" tende a crearlo.
Sarebbe meglio creare occasioni di incontro tra le diverse comunità coinvolgendo gli individui, non cercando di annullarli.

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