venerdì 2 gennaio 2015

Il senso





Continua il long weekend targato Greta e Vanessa.

Ennesima farneticazione messa in bocca ai servizi non da dago ma dal solito giornale di proprietà di Berlusconi.
Un altro cavallo di battaglia usato da chi sta organizzando la campagna d'odio contro le due ragazze o meglio contro il governo e quella parte di intelligence che tenta di portarle a casa, è il loro supporto per questa o quella fazione.
Nel caso specifico si tratterebbe di liwa shuhada, altro gruppetto dato in quota nusra.

A coloro che poca familiarità hanno con le zone di guerra, bisogna spiegare che chiunque va per portare aiuti (anche le organizzazioni accreditate presso la Farnesina) in un modo o nell'altro deve collaborare proprio con una o più fazioni tra quelle che sono in campo a combattere.
Gli si dà dei soldi, rifornimenti o medicinali nella migliore delle ipotesi.
Se non si fa così, non si riesce proprio ad entrare tantomeno ad uscirne vivi.
Questa è ovviamente una verità che mai nessuna organizzazione umanitaria ammetterà, non ufficialmente.
Ma è un dato di fatto.
Dagestan, Pakistan, Iraq, Afghanistan.
Ovunque si vada bisogna affidarsi alla protezione di un gruppo di combattenti o terroristi che dir si voglia.

Le ragazze che anche dall'Italia a quanto è dato capire intrattenevano relazioni amicali con guerriglieri o simpatizzanti, avranno sviluppato una certa simpatia con qualcuno di questi gruppi.
E' inevitabile in quanto caratteristica dei conflitti moderni.
Non c'è una frazione di popolazione che si possa definire puramente "civile".
Quando ci si ribella ad un dittatore e le forze sul campo sono eterogenee, c'è un terrorista o combattente ogni mezzo metro o anche meno.
Non c'è nulla di strano nel fatto che poi siano state rapite e rivendute diverse volte e alla fine siano capitate prigioniere della stessa organizzazione per la quale simpatizzavano.
In guerra e amore tutto è lecito.
Non credo che quello che conta sia chi le ha effettivamente in ostaggio ora.
Al nusra è una coalizione eterogenea che può contare su una miriade di gruppi satellite.
Il giornalista di al akhbar che in settembre scrisse il pezzo sulla compravendita al mercato delle schiave mi ha confermato che da alcuni mesi ormai sono nelle mani di jabat al nusra ma non è a conoscenza delle loro dinamiche interne e di come queste possano influire sulla trattativa.
Il punto è che forse il problema non è il denaro.
Mediatori e governo devono risolvere questa questione.

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