Uno degli amici di facebook delle ragazze citato domenica in un servizio su Libero, Yahya Alhomse, dirigente del Fronte Al Nusra nella città di Homs, deve essere stato avvisato di quanto scritto, perché in fretta e furia ha tolto la foto di Bin Laden che identificava il suo profilo. Ma è in quella impalpabile rete che oggi si inizia ad indagare con tutte le difficoltà del caso. 
libero
Sembrerebbe il solito articolo della serie "operazione demolizione ostaggio" iniziata da Libero subito dopo il ritorno a casa delle ragazze.
In realtà Franco Bechis a modo suo e certamente ispirato da quella parte di servizi che spesso lo usa per mandare messaggi al governo, pone alla nostra attenzione una questione importante.
Stabilire la verità ovvero comprendere quanto Greta e Vanessa si siano spinte oltre nella loro missione.
Non v'è dubbio che siano andate lì per aiutare i civili così come è chiaro che non potevano avere accesso a quell'area senza l'aiuto di gente armata.
Islamisti o banditi che fossero, poco conta.
Facevano parte di una coalizione di combattenti che almeno ufficialmente sono considerati terroristi.
Fatto sta che le intercettazioni sono abbastanza inequivocabili sul fatto che vi fosse un certo livello di coinvolgimento.
Ma in che misura ?
Come ben nota Bechis attualmente è difficile ricostruire quello scenario perchè i contatti che avevano attraverso la rete ad esempio, sono stati evidentemente ben istruiti.
Non si fa a tempo ad avvicinarli e chiederglielo, che subito attaccano a tessere le lodi delle italiane andate in Siria "per aiutare i civili".
Quindi i magistrati possono fare affidamento prevalentemente sulla parte di inchiesta condotta prima della liberazione.
E' doveroso stabilire questa verità.
Lo si deve ai funzionari che hanno lavorato incessantemente per liberarle, anche a quelli che non erano d'accordo sul pagamento.
Lo si deve a Giuliano Delnevo che è andato a morire in Siria per aiutare quel popolo e che ancora oggi risulta indagato.
E' un dovere nei confronti di Nicola Calipari che era un fautore convinto del pagamento del riscatto e all'epoca non era affatto visto di buon occhio da più parti.
Lo si deve anche a sua moglie che oggi fa parte del Copasir.
Il problema attualmente non è tanto il pagamento o la cifra corrisposta.
Ma far si che tutti si prendano le proprie responsabilità.
Lo stato lo ha fatto.
Adesso tocca ad altri.
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