domenica 14 dicembre 2014

Torture senza fine

Le autorità inglesi che sono maggiormente interessate a fugare ogni sorta di dubbi circa il coinvolgimento dei propri uomini dopo che è giunta notizia della presenza di alcuni agenti segreti nei luoghi dove presunti terroristi venivano torturati, hanno manifestato la volontà di aprire una inchiesta.
Dovrebbe essere il comitato di controllo sulla intelligence ad occuparsene .
Sir Malcolm Rifkind che lo presiede, ha assicurato massima imparzialità ma pochi ormai si fidano sia dei servizi di sicurezza che degli apparati di controllo quindi potrebbe essere costituita anche una commissione indipendente formata da giudici e consulenti esterni.
Verranno sentiti sicuramente Blair e Straw, rispettivamente primo ministro e ministro degli esteri all'epoca dei fatti.
Nel frattempo Theresa May attuale ministro dell'interno dovrà chiarire se, come scritto da alcuni giornali, prima della pubblicazione del rapporto Feinstein il governo inglese ha fatto pressioni affinchè venissero cancellati i riferimenti ad eventuali collaborazioni prestate.

Potrebbe essere questo il motivo principale per il quale al nostro Copasir da un pò di tempo a questa parte viene fatto rivestire il ruolo del leone su questioni come quelle del protocollo farfalla e dell'operazione rientro.
Qualcuno vuole cioè, che si abbia l'impressione che ogni cosa è sotto il controllo parlamentare soprattutto alla luce della riforma dei servizi.
E quindi si tende a dirottare l'attenzione su vicende che al momento risultano essere di particolare importanza.
Le inchieste giudiziarie dei magistrati siciliani sono decisamente un ottimo palcoscenico.
Speriamo che però questa manovra non si traduca in un boomerang a danno di pochi, come purtroppo è accaduto in passato.
Questo tentativo dovrebbe essere sufficiente, complici alleanze politiche abbastanza stabili e una opposizione facilmente addomesticabile ed addomesticata, a scongiurare un eventuale pericolo di rigurgito del caso Abu Omar del quale dovremmo conoscere ormai tutto.
Ma a volte non c'è mai fine al tutto.

Dopo le argomentazioni di Brennan e dei suoi predecessori tese a difendere l'efficacia dei metodi usati dalla Cia, arriva dalla Romania la prima ammissione ufficiale dell'ex-capo della sicurezza esterna Ioan Talpes il quale ha raccontato che i siti concessi agli Stati Uniti con l'avallo delle autorità politiche preposte, furono probabilmente due e l'operazione mirava ad ottenere l'ingresso nella Nato.
Altro fatto che conferma che alla fine le rendition non sono altro che l'espressione di politiche ed atteggiamenti sbagliati che i nostri governi dovrebbero rivedere e correggere.

Aspettiamo ulteriori sviluppi, magari anche dall'Italia.

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