Una volta convertiti all’Islam, vanno alla ricerca di un modello di Rivoluzione contro l’Occidente e si identificano, anche per una forma di realizzazione personale, con una causa che non esclude il sacrificio della propria vita
Papà io mi sento realizzato qui, ma ti devo lasciare perché i nemici sono a pochi metri
Berizzi Repubblica
Reportage di qualità.
L'immagine dell'arresto di un Musa Cerantonio (interessante venire a sapere che i nostri erano coinvolti nell'operazione) visibilmente ingrassato e con la coca cola in mano, colto con le mani nel sacco in un appartamento assieme ad una convivente, bugiardo oltre le esigenze della taqqya quando aveva annunciato urbi et orbi di essere già in Iraq, è la sintesi del jihadismo moderno.
Prima ancora di convertirsi all'Islam c'è in molti potenziali combattenti, lo scheletro dell'odio verso l'Occidente.
Ovvero verso una società ed una cultura che non offrono lo sbocco giusto.
Non a caso si tratta di soggetti giovani, disoccupati, da genitori divorziati o comunque non in buoni rapporti, con un passato delinquenziale o molto borderline.
Sono quelli che hanno subito senza comprenderne i motivi, il declino dell'Occidente.
L'Islam offre loro un modello di vita vincente perchè li rende felici nonostante le difficoltà.
E' questo il pregio maggiore della nostra religione rispetto alle altre confessioni monoteiste :
è un modello di vita da seguire da quando ci si sveglia la mattina fino a sera.
Gesti e parole sono soppesati e funzionali a tutte le situazioni che dobbiamo fronteggiare.
La conversione quasi sempre si scontra con la realtà quotidiana e con le piccole e grandi ingiustizie che un Musulmano specie in Occidente è costretto ad affrontare.
Quando il senso di frustrazione supera il livello, allora ci si orienta verso una interpretazione estrema della religione.
A questo punto si è realizzata la ricerca del modello anti-Occidentale.
Paradossalmente questo processo è la negazione stessa dell'Islam che per il fedele è religione universale nel tempo e nello spazio e ci spinge a cercare il buono anche dove questo all'apparenza manca.
Il disprezzo che caratterizza molti salafiti o pseudo tali, è frutto di elaborazioni di natura culturale e non religiosa.
C'è un sottile distinguo che può risultare utile sia sotto il profilo investigativo che sociale, tra il Qaedista, il terrorista di Daash e il qaedista che cambia bandiera e passa a Daash.
Il qaedista è un profondo studioso della religione e ne segue interpretazioni estreme .
Con lui si può ragionare opponendo testi ed esegesi.
Il seguace di Abu Bakr è un giovane convertito da poco o terreno fertile per una conversione oppure figlio di famiglie di immigrati e musulmano giusto per nascita.
La radicalizzazione è immediata perchè il grooming fa leva sulla sua ignoranza in materia religiosa e sul suo desiderio di essere parte di qualcosa.
Il qaedista che passa a Daash è profondamente disilluso dalle conquiste di al Qaeda ed è pronto a rinunciare a quel barlume di etica che caratterizza il suo gruppo pur di fare parte di quel qualcosa che gli offrono dall'Iraq o dalla Siria.
La sua realizzazione sta negli apparenti successi di Daash : un territorio, una famiglia, una nazione.

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