martedì 16 settembre 2014

Invidiabile

Quello italiano che inizialmente si trovava sulla stessa strada, ha poi deviato rotta trattando con i prigionieri e riempiendo gli aguzzini di denaro. 6 milioni di euro pare sia stato la cifra pagata per il riscatto. Niente di ufficiale, mentre lo Stato italiano affermava il contrario, intratteneva uno stretto giro di scambi attraverso uomini della intelligence probabilmente tramite le vie turche. E lo scorso maggio, il cooperante italiano è stato liberato, mentre dell'inglese che purtroppo ha avuto la malasorte di nascere oltremanica, sappiamo come è andata a finire.
blasting news

Nella eventuale somma, poi, sono comprese una serie di «spese» che servono per portare a termine la liberazione dell'ostaggio: il pagamento di video che testimoniano le condizioni di buona salute, la parte per gestire gli informatori e le percentuali per gli intermediari, senza i quali è quasi impossibile arrivare ai rapitori. A conferma di questo, fonti dell’intelligence riferiscono che «a fine 2003 l'Italia aveva la più efficace rete di informatori in Afghanistan, Medioriente e Arabia Saudita, proprio perchè pagati, ai tempi, circa 300 euro al mese».
iltempo

Ciò che fa la differenza talvolta è come si interviene con alcune autorità e come si riesce a persuadere l'interlocutore. Non abbiamo mai fatto blitz di natura militare attiva, ma non vuol dire che in tutte le circostanze abbiamo messo mano al portafoglio. La nostra rete di conoscenza, di antenne e di intelligence è una rete invidiabile. 
radio24

Lapo ti invidio perchè sai giocare con le parole.

E a proposito di giochetti c'è questo qui su ostaggi e pagamenti.
I giornali che vogliono mettere in difficoltà il governo insistono nello snocciolare veline su dati e cifre circa i rapimenti passati.
E in ciò sono evidentemente aiutati dai pensionati dei servizi o da qualche dissidente dell'ufficio attuale.
Quelli filo governativi continuano a far parlare i membri del Copasir per tranquillizzarci.

Quello che non convince di questa nuova ondata di sequestri insoluti è proprio la rete di contatti.
Mentre immagino che ad esempio nel passato per risolvere i sequestri iracheni ci si sia serviti di Sauditi o Giordani, personcine da prendere con le pinze ma grandi risorse se si riesce a conquistarne la fiducia, adesso credo sia difficile trovare gli intermediari giusti.
Non è che si va in Turchia e si ottiene l'ostaggio indietro appena si firma l'assegno.
La composizione delle alleanze tra i gruppi di ribelli siriani cambia molto velocemente.
E la Turchia è un ostacolo difficile da aggirare .
Da un lato fanno passare tutto e tutti.
Dall'altro mediano per riacquistare un minimo di credibilità con l'Europa.
Non v'è dubbio che per Motka sia stato pagato una cifra record.
Però da quello che scrivono i giornali l'impressione è che attualmente manchi proprio una rete di contatti efficace.
Il Pakistan è zona ardua ma in Libia dovremmo essere coperti.

Pistelli però dovrebbe avere un minimo di rispetto per l'intelligenza del cittadino medio.
Anche a volergli credere sul fatto che non paghiamo sempre, ci deve essere per forza un do ut des.
Che probabilmente è anche peggio di fior di milioni di euro.
I nostri rapiti sono tutti stati presi a scopo .estorsivo a oggi, proprio perchè anche grazie alla politica dei pagamenti il nostro Paese non conta nulla .
Un Italiano non serve per rivendicazioni di tipo politico.

Ciò che fa la differenza talvolta è come si interviene con alcune autorità e come si riesce a persuadere l'interlocutore.

Minacce ?
O significa che le autorità locali sono conniventi con  i rapitori ?
In alcuni casi forse.
Per esempio in Pakistan furono fatti degli arresti qualche giorno dopo il rapimento di Lo Porto.
Ma qui non se ne è saputo niente.
Anche in Paesi così controversi c'è della polizia che lavora onestamente.
Gente che non gioca con le parole ma rischia la vita giorno e notte.

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