martedì 29 luglio 2014

Farfalloni

Da parte mia perché credo che un uso non attento di quel che prevede questa convenzione rischia di aprire delle falle preoccupanti nel sistema di gestione e di impermeabilità che si è costruito in questi anni attorno ai detenuto al 41 bis. 
La preoccupazione che dentro le carceri italiane qualcuno dei servizi possa essere mandato non per prevenire gli attentati ma per avere notizie dall’interno delle carceri per sapere cosa stava per accadere. Preoccupazione che certi soggetti potessero in qualche maniera intervenire se qualche detenuto avesse avuto qualcosa da raccontare avviando una collaborazione con la giustizia. 
Una preoccupazione legittima che è stata anche confermata da alcuni magistrati. 
antimafiaduemila


Ce lo ricordiamo Fava a guardia dell'intelligence, quando al termine delle riunioni del copasir esternava sui social le proprie opinioni circa qualche agente segreto evidentemente a lui poco gradito.
Le visite dei politici a Provenzano ad esempio, dimostrano come non vi sia bisogno nemmeno di un protocollo per affrontare certe tematiche con i detenuti di quel calibro.
Pare difficile pensare che i servizi abbiano assemblato questo mercato all'interno delle carceri senza che i magistrati lo sapessero.
Le informazioni servono a garantire la sicurezza del Paese anche attraverso inchieste e relativi processi.
E i servizi sono un mezzo per molti referenti istituzionali.
Invece di correre appresso agli specchietti, dovremmo catturare le allodole.






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