«Per me, che sono uomo delle Istituzioni, e al loro servizio - continua il leader del SIULP- le sentenze non si commentano e men che meno si criticano. Le sentenze si rispettano e basta. Perché in un paese democratico, soprattutto per chi ha scelto di servire le Istituzioni difendendo la legalità e mettendo la propria vita al servizio del Paese e dei cittadini la verità giudiziaria, anche quando non piace e nonostante la consapevolezza che essa non sempre rappresenta la verità assoluta, è l'unica verità che si deve rispettare e alla quale attenersi».
«Questo è il limite che distingue lo Stato e chi lo rappresenta dall'anti stato e i suoi accoliti.
grnet
Tutto questo discorsetto reggerebbe se non fossimo in uno stato democratico e se non avessimo i mezzi per combattere l'ingiustizia in maniera pacifica.
Forse Felice Romano pensa di essere in Egitto.
Mi pare di capire che il Sap metta in discussione la sentenza finale, che ci sta perfettamente dopo aver letto tutte le sentenze.
Ecco io anti-stato non sono.
Immagino il discorsetto fosse rivolto anche ai cittadini.
E sono stufa di vivere in un Paese dove se non stai con Crocetta e Lumia sei un mafioso o se non ti piace Cantone sei un camorrista.
Non funziona così.
Queste sono le ragioni dell'arroganza.
E non voglio essere difesa da un poliziotto che mi guarda dall'alto in basso e mi dice che devo accettare passivamente una sentenza solo perchè è finale.
E che probabilmente in un'aula di tribunale non c'è mai entrato.
Quindi non sa cosa può succedere e come il lavoro investigativo della polizia venga spesso totalmente stravolto.
Continua la politica delle scuse e degli incontri.
Finchè si va avanti così, si è ostaggio delle famiglie delle vittime, dei sindacati e della stampa.
Ogni volta in ginocchio davanti a tutti tranne che ai poliziotti onesti.
Mi auguro che tra un mea culpa e l'altro abbiate tempo per un abbraccio sincero alla famiglia del vice commissario Mancini.
Sincero però.
Sennò lasciate perdere.
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