domenica 27 aprile 2014

Abusi di potere

To recruit informants, FBI agents often resort to exploiting individual vulnerabilities.
FBI agents have threatened American Muslims with interfering with their immigration status, or offered to assist with their immigration status – practices that are prohibited under the Attorney General’s Guidelines Regarding the Use of Confidential Human Sources, which states: “No promises can be made, except by the United States Department of Homeland Security, regarding the alien status of any person or the right of any person to enter or remain in the United States.”
American Muslims have also been threatened with prosecution, often on minor, non-violent charges, if they refuse to become informants.
file of complaint

Gli incontri periodici che si svolgono tra polizia e Musulmani nelle moschee Occidentali, hanno il grande pregio di permettere agli agenti non solo di sondare il terreno e cercare di capire l’atmosfera e le sensazioni che regnano nelle comunità Islamiche .
Danno altresì al Musulmano, nativo o immigrato, la possibilità di intensificare il legame di appartenenza alla nazione in cui vive.
Le interazioni tra poliziotti e cittadini Musulmani offrono quindi occasioni per conoscersi e creare un rapporto dal quale origina una collaborazione proficua.
E’ interesse del credente che le derive estremiste vengano arginate, e risulta utile all'operatore delle forze dell'ordine sia sotto il profilo professionale che umano, sconfiggere quella sorta di diffidenza che a volte caratterizza il proprio operato.

Per stabilire se e in che misura nelle moschee o nelle comunità virtuali, si svolgono attività di natura terroristica, e’ quindi necessario andare oltre, attraverso un’attività di intelligence.
E’ difficile però, che per attuarla si possano utilizzare poliziotti o agenti segreti non Musulmani.
La religione Islamica non si esaurisce nei riti della preghiera del Venerdì.
Risiede nel modo in cui il Musulmano parla e agisce.
Ogni gesto o parola pronunciata hanno la loro ragion d’essere nel Corano e negli insegnamenti del profeta Mohammad.

E’ quasi impossibile che un agente segreto, per quanto preparato a dovere su determinati meccanismi, possa infiltrarsi all’interno di una moschea o di un forum jihadista.
Verrebbe subito riconosciuto.
E’ per questo che le agenzie governative di tutto il mondo, Cia ed Fbi in testa, vanno alla ricerca di “insiders” ovvero elementi della comunità, di cui servirsi.
La ritrosia che spesso incontrano come risposta alle loro richieste, è da ricercarsi nella liceità o meno delle azioni che questi dovrebbero condurre sotto il loro controllo.
Segnalare attività illecite è un dovere per un Musulmano.
Nel Corano è scritto che i Musulmani si devono aiutare l'un l'altro per portare a compimento azioni a fin di bene, non per attività peccaminose o violente.
Ma tenere sotto controllo un’intera comunità o stimolarne comportamenti illegali, che è caratteristico del lavoro dell'agente provocatore o di quello sotto copertura, rischiando così di far mettere sotto accusa Musulmani innocenti, non è permesso.

E’ questo il casus belli di una richiesta di incriminazione che vede imputati tra gli altri, il procuratore generale Americano Eric Holder e il direttore dell’Fbi James Comey.
A partire dal 2007 agenti federali avrebbero tentato di costringere alcuni immigrati di fede Islamica a diventare loro collaboratori.
Avrebbero offerto in cambio, assistenza nelle pratiche per il visto.
Ricevendo risposta negativa li avrebbero perseguitati e minacciati e sarebbero anche passati all’azione mettendoli sulla lista dei soggetti pericolosi che non possono essere imbarcati su voli interni o internazionali.

A queste persone gli agenti avrebbero chiesto di tenere sotto controllo le comunità all’interno delle moschee, di tornare nei loro Paesi di origine e tenerli informati su eventuali attività terroristiche nei campi di addestramento e di fingere di essere estremisti nei forum di discussione su Internet .
In seguito al rifiuto i soggetti interessati hanno perso il lavoro e dopo varie tribolazioni, si sono decisi a denunciare comportamenti che per l’ennesima volta salgono alla ribalta delle cronache e non solo in America.

Gli immigrati non sono gli unici obiettivi ai quali l'Fbi si rivolge per ottenere informazioni.
In generale soggetti con pendenze giudiziarie a carico, quindi ricattabili, sono quelli più facili da coinvolgere.

Nel caso fazaga v Fbi venne fuori che l'infiltrato fu mandato nel giro di quasi due anni, in una vasta zona della California ad alta densità di popolazione Musulmana, per raccogliere il maggiore numero di informazioni possibili.
Non c'era nessuna investigazione in ballo.
Migliaia di cittadini furono tenuti sotto controllo a loro insaputa, per il solo fatto di essere Musulmani
L'infiltrato, con svariati precedenti penali, si finse convertito e girò tra moschee e famiglie, conquistandosi la fiducia della comunità.
Raccolse un'enorme mole di dati, nomi, video, fotografie e li consegnò all'agenzia.
Laddove erano coinvolti Musulmani che praticavano attività illecite del tipo furti o smercio di droga, l'Fbi li contattava per usarli come informatori.
Qualora non avessero collaborato, li avrebbero spediti dritti in galera.

Ci sono tanti altri casi del genere venuti alla luce negli ultimi anni grazie alle organizzazioni che si battono per i diritti civili e nonostante gli ostacoli frapposti dalle amministrazioni Bush e Obama.
Anche in America il segreto di stato è usato ad orologeria.
Ma in un Paese democratico non si può oltrepassare con tanta facilità il limite tra il controllo su eventuali attività illecite e il profiling (raccolta di informazioni) realizzato su basi razziali o religiose.
Questi sono concetti che le amministrazioni devono tenere bene a mente.

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