Ogni viaggio implica, più
o meno, una consimile esperienza: qualcuno o qualcosa che sembrava vicino e ben conosciuto si rivela straniero e
indecifrabile, oppure un individuo, un paesaggio, una cultura che ritenevamo diversi e alieni si mostrano affini e parenti.
Alle genti di una riva quelle della riva opposta sembrano spesso barbare, pericolose e piene di pregiudizi nei confronti di
chi vive sull’altra sponda.
Ma se ci si mette a girare su e giù per un ponte, mescolandosi alle persone che vi transitano e
andando da una riva all’altra fino a non sapere più bene da quale parte o in quale paese si sia, si ritrova la benevolenza
per se stessi e il piacere del mondo.
Non so che elaborazione possa fare di questo brano, un ragazzo di diciott'anni, che vive in un Paese come il nostro, intriso di provincialismo e razzismo.
Quando si entra in un suq, si ha l'impressione di trovarsi in un altro mondo, fatto di odori e colori, all'apparenza a noi sconosciuti e nuovi.
Si parla con gente che non pensavamo esistesse nemmeno.
Poi quando si torna al vissuto quotidiano, a tratti sembra di essere ancora lì.
C'è qualcosa nell'atmosfera che ci circonda, che ci fa pensare di essere di nuovo in viaggio.
In realtà, al ritorno ci rendiamo conto che quel viaggio ci è servito a vedere la nostra vecchia vita, con altri occhi.
La sfida più difficile è convincere gli altri, quelli che non hanno mai viaggiato e hanno paura di farlo, ad intraprendere un percorso nuovo , o a liberarsi delle catene che li tengono fermi.
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