venerdì 7 dicembre 2012
Immigrati famosi
Tutto ciò che è positivo può migliorare l’immagine di Napoli: è compito nostro, dei napoletani, far sì che questo accada.Maurizio Masciopinto
Quando qualche mese fa, Nicola Zupo al termine del suo incarico in Liguria fu trasferito e promosso a L'Aquila come dirigente del reparto immigrazione e capo di gabinetto della Questura, noi estimatori Abruzzesi, gridammo allo scandalo, perche' si era tolto dal comparto investigativo, un valoroso poliziotto, che tanto ha dato alla nostra regione .
Lo stesso sta accadendo per Pisani, che secondo le cronache, avrebbe chiesto di sua spontanea volonta', il trasferimento alla direzione centrale di immigrazione e frontiera, in qualita' di consigliere ministeriale .
In realta' entrambi, independentemente dalle vicende personali e processuali che li hanno portati ad una sovraesposizione mediatica eccessiva, di cui non godono colleghi con pari o forse anche maggiori titoli, stanno continuando brillantemente, la loro progressione nell'ambito della qualifica di primo dirigente .
La cosa li allontanera' dal ruolo investigativo attivo, ma come ha spiegato il prefetto Manganelli nel corso della sua deposizione a Napoli, ci sono graduatorie e percorsi da rispettare .
Gli avvocati di Pisani, da buoni napoletani ed esperti dell'arte oratoria, hanno cercato di buttarla un po' sul melodrammatico, dichiarando in un'intervista, che la scelta è stata dettata soprattutto dalla volonta' del poliziotto di allontanarsi dagli ambienti di polizia giudiziaria, lasciando intuire che non se la sente piu', di sostenere un ruolo che lo espone a beghe legali .
Io credo che oggi, a distanza di un anno dalla cattura di Zagaria, e all'indomani della sentenza di ergastolo per gli assassini di Teresa Buonocore, Vittorio Pisani, nonostante le noie giudiziarie, possa ritenersi soddisfatto dei suoi successi professionali e attendere con pazienza, mantenendo un basso profilo, i vari gradi di giudizio .
Ne riuscira' rafforzato per quel che riguarda il campo lavorativo, e arricchito nella sfera interiore .
La sofferenza e' un onere pesante da sopportare, ma allo stesso tempo, un assetto da sfruttare .
Ma sono convinta che da capa tosta Calabrese, egli sia abituato a guardare al bicchiere mezzo pieno, piuttosto che a quello mezzo vuoto .
Quelli che invece credo escano sconfitti in questa fase in cui le faide la fanno da padrone, e i camorristi non si fanno scrupoli nemmeno di fronte ai bambini, sono proprio i napoletani, o almeno una parte di loro, che magari invece di andare a girotondi e conferenze, o santificare certi giornalisti e magistrati, dovrebbero mostrare piu' con i fatti, di volersi estraniare da quella che è la cultura della camorra .
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