Quand'ero all'universita', aprii un conto in banca in maniera che mio padre potesse mandarmi mensilmente una somma con cui mantenermi .
All'epoca non c'era internet e io non sono tipo da bancomat, cosi' ogni volta, appena fatto il bonifico, me lo comunicava, e io aspettavo quel paio di giorni necessari per l'accredito con valuta .
Era per pagarmi cibo e vestiti, o anche lezioni private, sono stata fortunata, e a volte anche l'abbonamento alla squadra di basket .
Insomma sia io che mio padre eravamo alquanto consapevoli dei giri di denaro che c'erano tra noi .
Cosi' quando ieri ho letto dell'interrogatorio di Marina a Palermo, che e' rimasta un po' sorpresa di quei conti che il babbo le aveva cointestato a sua insaputa, e che servivano anche a dar da mangiare a quel poverello di Dell'Utri, beh la cosa mi ha fatto un po' tenerezza, a tratti compassione .
Mi ha ricordato di quando mi presentavo in cassa per prelevare, con la paura di non avere il conto coperto e dei numerini tenuti su un quaderno, delle volte che mettevo in croce mio padre per avere piu' soldi .
Quando ce ne hai molti di quattrini, perdi il conto .
Siamo Cenerentole diverse .
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