Il Lo Russo afferma di aver iniziato la sua collaborazione con la giustizia nell'Ottobre 2010, in quanto voleva dare una svolta a tutta la sua vita .
Egli e' in carcere per crimini attinenti all'associazione, al traffico di stupefacenti e per quanto riguarda alcune situazioni omicidiarie .
Non ha mai pensato di chiedere un'attenuazione delle condizioni carcerarie o una riduzione della pena, perche' da detenuto si sente piu' tranquillo che fuori.
In seguito alla sua decisione di diventare collaborante, la famiglia lo ha completamente abbandonato .
Dagli anni 80 sino al momento dell'arresto, descrive il suo ruolo all'interno del clan Lo Russo e dell'alleanza di Secondigliano, specie da quando il fratello Giuseppe nel '98 fu arrestato, di primaria importanza, in posizione di comando .
Egli si e' occupato di contrabbando di sigarette, estorsioni, traffico di stupefacenti e calcio scommesse .
E' arrivato a gestire carichi di cocaina nell'ordine di 765 kg .
Era particolarmente attivo nelle zone di Miano e Secondigliano, ma anche Napoli centro, con l'aiuto di altre famiglie .
Assieme agli Amato-Pagano, di cui era solido referente, gestiva il patrimonio criminale e si e' reso responsabile di omicidi .
Con gli scissionisti, i capitoni erano "la stessa cosa, un solo discorso, molto molto legati"
I rapporti con la famiglia Potenza risalgono agli anni 80 con Mario, o chiacchiarone, che aveva il monopolio del contrabbando di sigarette a Napoli, e prosegue con Bruno, con il quale fa affari, sempre per sigarette contrabbandate o prestiti, a partire dal '99 .
Si ricorda che nel 2004-2005, concludono assieme a Bruno Potenza e ai fratelli Armento, un grosso affare su sigarette Cinesi .
Bruno, ogni volta che lui aveva bisogno, gli prestava soldi senza fargli pagare gli interessi , per il grande rapporto di amicizia e affetto che c'era .
Per i soldi che dava in prestito agli altri, operazioni di cui il Lo Russo era mediatore e garante, Bruno chiedeva di solito il 2% di interesse mensile, mentre Mario esigeva il 4% .
In seguito ad un diverbio con Mario che voleva dargli in regalo una cifra pari a 200 milioni in un momento di difficolta', il che offese gravemente il boss dei capitoni, Lo Russo concluse sempre affari con il figlio .
Racconta di come la famiglia Morra nella persona del padre Giovanni (detto o Galiota) prima, e i figli Pasquale e Peppe dopo, fossero molto amici dei Potenza, e si rivolgessero a loro in continuazione per finanziare la loro attivita' imprenditoriale di costruttori .
Riguardo la conoscenza con la famiglia Iorio, ricorda che un giorno nel 2001 o 2002 , mentre e' in cerca di Bruno Potenza per chiedergli un prestito di 200 milioni, lo trova a poca distanza da Santa Lucia, fuori dall'ex concessionaria Alfa Romeo, assieme a Marco Iorio, che segue dei lavori per un suo ristorante .
In questa occasione, Lo Russo non chiede informazioni .
Crede di ricordare che il posto fosse in via Caracciolo , proprio nella curva vicina al castello, a 2-300 metri di distanza .
Dietro insistenza del pubblico ministero, ricorda il nome del locale, Regina Margherita .
In seguito Bruno gli spiega che quel ristorante faceva parte, assieme ad altri a Rivera di Chiaia, di una serie di investimenti suoi, e della sua famiglia e che Marco era suo socio .
A distanza di due o tre anni, si dovette pero' disfare del ristorante, perche' un grosso personaggio della finanza lo avverti' che proprio la guardia di finanza gli era addosso per controlli .
Potenza pero' spiega che non si trattava di una grossa rinuncia, perche' in qualsiasi momento lui voleva un ristorante a Napoli, se lo prendeva .
Chiacchierando, Marco Iorio conferma che Bruno era da considerare il padrone .
Lo Russo mostra di essere a conoscenza del business degli Iorio perche' una volta si propose mediatore per la compravendita di un ristorante a Roma in zona Parioli, affare che poi non si concretizzo' .
Inoltre sa di un ristorante che gli Iorio posseggono a Roma in un mall, ma non vi e' mai stato .
Un anno, si ricorda era per il giorno della festa della donna perche' si ritrova unico uomo nel locale, va a Torino e li' mangia senza pagare .
A Napoli conosce il Regina Margherita, un altro di fronte al cinema Arlecchino, e i locali a Rivera di Chiaia .
Spesso si trova da Massimo, ma soprattutto con Marco .
Riguardo a Bruno Potenza, sa che aveva un locale vicino al Regina Margherita nel 2000, tenuto dalla figlia maggiore, ma poi ceduto .
Conosce Villa delle Ninfe, posseduto sempre da Bruno, per averci fatto tre matrimoni dei figli e diverse feste .
Sui rapporti tra i fratelli Iorio e Fabio Cannavaro, sa che quest'ultimo possedeva quote pari ad un 10%, nelle catene di ristorazione .
Marco aveva anche tentato di farglielo diventare amico, ma Lo Russo si rifiuto' categoricamente perche' aveva un grande disprezzo non tanto per il calciatore quanto per l'uomo ("Io a fabio cannavaro lo schifo, come te lo devo dire, non sopporto manco la presenza," disse a Marco, " mi stava proprio sullo stomaco per non dire in un altro posto").
Motiva questa sua avversione con la ben nota tirchieria di Cannavaro, uomo capace di tagliarsi le vene pur di non perdere soldi, a suo dire .
Per quanto riguarda i suoi rapporti economici con Bruno Potenza , ricorda come a seguito dell'arresto del genero Pompeo Luigi forse nel 2004, probabilmente lo stesso anno del matrimonio, per l'omicidio Manzo-D'Amico (suggerimento quest'ultimo del pm Amato), la figlia si trova con 500000 Euro che Lo Russo crede bene di investire da Bruno Potenza, con un ritorno di 4000 Euro mensili per la ragazza .
Gli invia il contante tramite un compare, tale Franco Russo .
Nel 2005 o 2006 Lo Russo si ritrova con un enorme guadagno (circa 20 milioni di Euro) dai suoi traffici di stupefacenti con gli scissionisti e cerca un mezzo per investirli legalmente .
Bruno lo fa conferire con Marco a Villa delle Ninfe . Lo Russo vuole 150000 Euro al mese (all'anno, si corregge dopo che il pubblico ministero gli chiede di ribadire la cifra) ma Marco replica divertito :
"don salvato' nu vinnimm e pizze mica a cocaina"
L'accordo prevede che i soldi non vengano ritirati per i primi cinque anni, a meno che non ci sia urgenza e comunque con previo avviso .
Lo Russo poco dopo, viene pero' arrestato, quindi in ogni caso non ritirera' mai la cifra, e nemmeno lo fece il figlio, per quanto gli e' dato di sapere .
Non si tratto' di un ingresso in societa', movimento difficoltoso come gli fu spiegato, ma di una semplice tenuta di soldi per avere un reddito .
Consegna agli Iorio tramite Bruno Potenza, un milione e cinquecentomila euro, in tre tranches .
Marco e' presente solo alla consegna della prima .
Tutto cio' avvenne forse nel 2005 o 2006 . I versamenti avvennero da Ottobre a Dicembre .
A questo punto il pubblico ministero chiede per quale motivo Lo Russo parla del suo ingresso in societa' con gli Iorio, solo nel verbale dell'11 Febbraio 2011 e non da Ottobre, quando inizia a collaborare .
Lo Russo spiega che voleva continuare a prendersi cura della propria famiglia, che aveva abituato ad una vita agiata, e quindi voleva sottrarre quei capitali al sequestro dell'autorita' giudiziaria .
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