Caratterizzata dal buon senso e dalla profonda conoscenza delle dinamiche degli eventi del nostro Paese che lo contraddistingue, l’audizione del prefetto Manganelli in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, ha contribuito a far luce sull’ondata di violenza che ha investito Roma lo scorso Ottobre e a tracciare un profilo degli elementi che l’hanno perpetrata .
Il gruppo degli anarco insurrezionalisti e’ costituito da un’amalgama eterogenea composta da collettivi studenteschi universitari, lavoratori precari e disoccupati, minorenni, tifosi di squadre di calcio e vecchi anarchici attivi nel campo da svariati anni , da tutti coloro cioe’ che si ritrovano all’interno di un nucleo ispirato da principi di contrasto al sistema .
E’ stato notato anche pero’, come all’interno di questo gruppo, non siano sopiti vecchi contrasti, che risalgono ai tempi del G8 e che si sperava di riconciliare nel corso delle manifestazioni a Roma, circa i metodi di lotta da adottare, l’assunzione della leadership e quanto bisognasse spingersi nell’esprimere il livello dell’aggressivita’ anti-istituzionale .
Se Roma doveva costituire l’occasione per ricompattare le varie componenti su questi temi, di certo non lo e’ stato .
E’ da rimarcare la presenza di minorenni che non si strutturano con gli anarco insurrezionalisti, e di tifosi appartenenti all’ala violenta (vd. Fedayin, ultras Roma vicini alla sinistra antagonista ) .
L’azione di prevenzione della polizia e’ stata limitata da due ordini di problemi .
Innanzitutto l’arrivo del soggetto nella citta’ dove e’ prevista la manifestazione, non avviene piu’ in associazioni facilmente distinguibili per modalita’ di comportamento (spostamento in bus, abbigliamento, introduzione armi) ma ognuno arriva per conto proprio e li’ trova gli strumenti per operare messi a disposizione dagli elementi locali .
Quindi alla polizia non e’ possibile individuare i soggetti, fermarli ed interrogarli per tutta la durata della manifestazione per non dar modo loro di operare e poi mandarli a casa .
Il modus operandi degli anarco insurrezionalisti e’ caratterizzato inoltre, dal cosiddetto metodo mordi e fuggi, che permette loro di colpire con tecniche di guerriglia e di scappare infiltrandosi nei cortei pacifici .
A questo punto la polizia, come ha spiegato il prefetto Manganelli, deve limitare la propria azione per non colpire la popolazione civile che manifesta pacificamente, e anche in questo caso non puo’ operare preventivamente per evitare infiltrazioni, perche’ manca quel controllo della piazza che una volta era in mano ai sindacalisti e ai leader politici, che poi erano i principi interlocutori delle forze dell’ordine ed aiutavano a limitare bacini di violenza .
Quindi l’azione repressiva e’ circoscritta ai filmati degli eventi, poi consegnati alla magistratura per la successiva denuncia, il tutto volto a non esaltare ancora di piu’ il grado di violenza che caratterizza questi gruppi .
Il prefetto ha concluso con due osservazioni molto importanti .
Nonostante l’ampio panorama di intervento messo a disposizione dalla legislazione Italiana, per combattere il tipo di attivita’ criminosa perpetrata, le figure previste dal quadro normativo vigente (banda armata, di stampo mafioso e per delinquere), che coprono il reato quando commesso in associazione, non sono sufficienti alla contestazione del reato base, tipico degli anarco insurrezionalisti che spesso agiscono su propria iniziativa e non in seguito ad ordini dati dal gruppo .
Il prefetto ha anche evidenziato, come l’attivita di questi gruppi, perfettamente integrati non solo in campo nazionale ma anche a livello Europeo ed extra-Europeo (il Fai ha aderito ad un network di origine Greca, che ha ormai assunto importanza internazionale), fa pensare, che se non si e’ arrivati finora ad azioni delittuose, e’ stato solo per puro caso o fortuna, e che in un non lontano futuro, l’irreparabile potrebbe accadere .
Il dott. Manganelli si e’ inoltre detto contrario all'uso di alcune delle cosiddette armi alternative, quali proiettili di gomma e capsicum, sulla cui reale pericolosita’, nemmeno gli organi scientifici hanno finora fornito un quadro molto chiaro .
Ha citato con orgoglio l’esperienza nata sotto la sua reggenza, della Scuola di formazione per la tutela dell’ordine pubblico, ove vengono visionati filmati su buone e cattive pratiche di repressione, e alla quale danno il loro contributo come istruttori, gli operatori della strada appartenenti a tutte le forze dell’ordine, il che ha permesso di illustrare e ridurre al minimo gli interventi poco ortodossi .
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