domenica 1 gennaio 2012

Bloggaroli

C'e' una mia amica in Oman che tempo fa apri' un blog per parlare della sua vita di ragazza di provincia insoddisfatta, o ribelle , come ama lei definirsi .
La butto cosi', ma essere una ragazza di questo millennio, con incertezze e desideri nascosti, e grandi ambizioni, in Dhofar, e' questione ben piu' complessa .
Mimi' scrive dei suoi dubbi su un certo tipo di interpretazione dei testi religiosi da parte degli studiosi locali e di alcune pratiche tribali che dovrebbero essere eliminate .
E lo fa col piglio e l'ardore di una ragazza di vent'anni, il che le procura spesso insulti e minacce, anonimi ovviamente .
Nel tentativo di consolarla, spesso parte del suo pubblico, quelli che io chiamo gli spredatori di carpetti, i piu' odiosi, gli opportunisti, quelli che quando sei sulla cresta dell'onda ti fanno sentire una dea, le ripete che quello e' il suo personal space, che puo' fare quello che vuole , che nessuno ha il diritto di dirle niente .
A mio modesto parere, questa e' una grande cazzata, mi si perdoni il francesismo .
Se uno si espone, pur nascondendo la propria identita', per denunciare parte di quella societa' a cui appartiene e che con le sue pratiche obsolete le ha arrecato danno, allora quello rimane il suo spazio personale perche' e' libera di dire cio' che vuole e di pubblicare i commenti che le aggradano di piu', ma deve essere consapevole che gli attacchi sono all'ordine del giorno .

E allora leggendo un post di oggi del dott. Castaldi, lo spigoloso e acuto  Malvino, pensavo alle ragioni per cui cominciai a bloggare e lo faccio tuttora , su varie piattaforme e argomenti .
All'inizio era per rinverdire la tradizione del diario personale, che avevo dovuto interrompere da ragazzina quando mia madre ne aveva scoperto uno .
Sul momento ero rabbiosa, ma probabilmente se avessi figli oggi, e temessi di non aver costruito un rapporto completo con loro, farei lo stesso .
In seguito il blog e' diventato un modo di interagire con persone da altre parti del mondo .
Andava di pari passo con i forums .
Poi in Oman e' diventato qualcosa a meta', tra un diario di viaggio, e una maniera per dar voce alla frustrazione dello straniero in terre che sono lontane e hanno usi e costumi troppo diversi .
Alla fine si e' fatto un mezzo per pontificare su eventi politici, religiosi o di cronaca e i social networks non lo possono sostituire perche' la notizia, il pensiero del momento, devono essere approfonditi .
Ma in generale credo sia essenzialmente una maniera per dire quello che voglio, quando e come voglio, perche' tanto non interessa a nessuno, e allora voglio illudermi che quello schermo mi ascolti .
Mi ritrovo nella buffa abitudine di rileggere i miei stessi post decine di volte, forse perche' anch'io poco ascolto me stessa .
E non amo definirmi scrittore, perche' non lo sono .
Sono semplicemente una sognatrice e una pensatrice, il che non porta decisamente lavoro e quattrini .

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