mercoledì 14 settembre 2011

La lupa senza luna

Sto prendendo in seria considerazione la possibilita’ di fare un salto in libreria per comprare l’ultima fatica letteraria di Buttafuoco, che poi chissa’ perche’ la si definisce fatica .
Quando una cosa e’ fatta per diletto, e cosi’ mi pare che gli scrittori lavorino, dovrebbe essere piu’ un piacere che un dovere .

Lo avevo scoperto nelle capatine Eurasiatiche televisive, mentre stavo in Arabia, e mi ero ripromessa di leggermi tutti i suoi libri appena rimesso piede sul suolo natio .
Quello di comprare l’opera omnia a scatola chiusa comunque, non e’ sempre una mossa del tutto azzeccata .
Lo feci con Salman Rushdie del quale molto si parla per il capolavoro che gli valse la fatwa, ma che poi alla fine come me, nessuno conosce .
Confidando nel fatto che gli Indiani sono bravi a raccontare storie , e sono quelli che piu’ mi mancano in questa terra ormai a me sconosciuta, presi circa tre novelle tre .
Le iniziai tutte e tre, ma non riuscii ad andare oltre la decima pagina di ciascuna .
Era una roba indescrivibile , ma probabilmente la conferma che a parte la condanna a morte, poco aveva per essere celebrato .
Di novelle l’Arabia e’ piena .
Gli scaffali delle librerie abbondano di qualsiasi cosa faccia fuggire dalla realta’, da Paulo Coelo a Deepak Chopra .
E per un po’ ha funzionato .
Poi pero’ sono arrivate le primavere Arabo-Americane e l’incantesimo si e’ rotto .

Ora i miei numerosi ed affezionati lettori si chiederanno il perche’ di cotanto dilemma sull’andare o no in libreria .
E’ che a Muscat ero abituata a Borders, che piu’ che una libreria e’ una citta’ con DVD (avevo typpato video cassette per errore, io sono antica) e angolo bar .
Era semplicemente un sogno andarci . E siccome i sogni finiscono all’alba, da poco mi e’ giunta notizia che Borders ha chiuso .
Pare che tutta la catena sia fallita . Era un progetto troppo ambizioso .
Quindi andare alla Feltrinelli piu’ vicina, io che non sto a Roma o a Milano, e’ un’angoscia, perche’ e’ praticamente un buco .
Finisco di girarla in meno di un quarto d’ora .

Il problema vero e’ che non leggo piu’ l’Italiano .
Non mi sono ancora riabituata (e non lo scrivo nemmeno, in caso non fosse ancora chiaro).
Lingua bellissima per carita’, ma troppo lunga, troppo ampia .
E non e' che quando andavo a scuola fossi una scrittrice .
Beccavo sempre qualche blu, perche' usavo uno stile troppo giornalistico diceva la prof .
E allora che ce li facevano leggere a fare, gli articoli di giornale, se scrivere allo stesso modo era peccato, mi chiedo .
E pure sta cosa degli errori colorati .
Mi pare che blu fosse meno 1 e rosso meno mezzo .
Gli errori, piccoli o grandi son sempre errori .

L’Inglese e’ piu’ coinciso, piu’ pratico .
Una volta che ti abitui a pensare direttamente in Inglese , il discorso scorre da se’ .
Che poi il mio e’ basico, ma efficace .
All’estero spesso mi fanno i complimenti . Mi dicono che per essere Italiana lo parlo troppo bene . Pero’ forse sfottono .
Un Italiano una volta mi disse, ma dove l’hai imparato ?
Non dirmi a scuola che non ci credo .
E invece credici .

Ecco quindi , se adesso compro l’opera omnia di Buattafuoco in Italiano, gliela faro’ a leggerla ?
Spero di si .
Mi pare l’unico Italiano che non costruisce barriere mentali tra culture e religioni .
A parte le piazzate in mutande con Ferrara, lo stimo proprio st’uomo .
Adesso ci penso , se fare o no questo salto in libreria .

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