venerdì 13 settembre 2024

Hakan Fidan alza la testa e i siriani girano i tacchetti

al vicepremier e ministro Matteo Salvini, dove sostiene che il segretario della Lega “non è né un arabo puro, né un italiano puro e che il suo intento è quello di fare polemica. Adnkronos

Quando media e social internazionali scoperchiarono il pentolone che bolle attorno alla galassia di esperti e analisti accreditati presso enti governativi e privati, inviai un tweet rabbioso al profilo Europol di Galzerano accusandolo di aver fatto, insieme ai colleghi dell' antiterrorismo, passerelle con uno di questi.

Ovviamente non mi rispose. Per educazione e perché probabilmente immaginava da dove proveniva il mio rancore.

Sapevo perfettamente che uno come lui non fa passerelle e deve comunque seguire le indicazioni del governo. 

Il problema è che quella determinata tipologia di esperti, che ha regie anche dai Paesi arabi che si giocano in Europa la partita delle rivalità interne, punta sotto i fari dell' antiterrorismo a mettere in cattiva luce anche l'Islam cosiddetto moderato.

Il profilo tracciato dal vicequestore Manganaro, di una persona perfettamente integrata e consapevole delle dinamiche politiche che muovono i conflitti attuali, introduce un elemento di novità nella postura del terrorismo moderno.

Discorsi come quello che il ministro degli esteri turco ha tenuto alla lega araba, possono accendere i cuori di potenziali jihadisti molto più di una chiamata alle armi di DAESH.

L' uscita della delegazione siriana al momento del discorso di Hakan Fidan è la conferma dei timori suscitati dalle ultime mosse della Turchia tra Asia, Africa e Medio Oriente. 

I viaggi in Kosovo e Libia. La visita di Al Sisi. La richiesta di adesione al Brics.

Il marcato protagonismo può essere causa di cambiamento di assetti interni.

E chiedo scusa a Galzerano.

Ogni tanto mi scappano cose.


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