domenica 21 aprile 2024

Thumb up

«Reggio entrò in un cono drammatico: la città era divisa in varie repubbliche, e per andare a scuola bisognava passare i confini segnati dalle barricate. I manifestanti sorvegliavano il passaggio e controllavano i documenti, lo Stato non c’era». ...Minniti dice di essere allergico agli ordini e all’autorità, ma non si può dire che abbia la fisionomia del ribelle. Semmai del testardo? «Ho una forte volontà di difendere la mia autonomia». il dubbio

Non c'erano i maristi a salvarlo. Poi però ha trovato l'Ara Pacis.

Lo osservavo alla inaugurazione per i vip dell'intelligence.

Non so so che stesse dicendo il capo della polizia. 

Lui gli ha fatto sì con lo sguardo e poi gli alzato il pollice. Tra conterranei ci si capisce meglio.

Generali, capi, direttori. Lo fissano tutti con adorazione. Anche la Pinotti che è praticamente una generalessa.

Di Minniti mi piace questa cosa che non si concede al contraddittorio. Che è comunque un assetto. Almeno riesce a manifestare il proprio pensiero.

A me (mi) contestano tutti. Dai parenti ai gatti.

L'altro giorno ho chiamato l'elettricista per farmi pulire il tapis roulant.

Guarda, gli ho detto, sul libretto delle istruzioni dice di svitare e aprire la carena.

Sci chi si matt, risponde lui. Tutt sti vit dop gna l'armittemm. Facem direttamente dalla grata. Con l'aspirapolvere.

Io manco di praticità. Elaboro troppo. Mi perdo in pensieri.

Quando ero al liceo si facevano battaglie per cose tipo la palestra che mancava a noi della succursale. Le lezioni di educazione sessuale. Le gite all'estero.

Che erano cose che non m'interessavano. Infatti a metà tra cinquanta e sessanta mi ritrovo a fare chilometri sul tapis roulant. Medico e cardiologo si sono alleati contro di me.

Allora il fronte della gioventù andava forte nelle scuole di Pescara. 

Anche a me piaceva studiare. Inglese e letteratura principalmente.

C'era il rappresentante d'istituto della sede centrale che ne aveva fatto quasi una questione personale con il preside. Che di nome e di fatto si chiamava Benito.

Io volevo entrare anche perché si scioperava prevalentemente d'inverno e alla mattina era difficile trovare un autobus che salisse fin sopra al mio paese.

Andare a Pescara a manifestare non era proprio cosa mia.

Maurizio Acerbo ha detto che bisogna scioperare uniti. Dicevano i rappresentanti di classe fermi nello spiazzo.

All'epoca non sapevo nemmeno chi fosse. Però il nome mi suonava importante.

E comunque non mi facevano entrare. Così me ne andavo ad aspettare alla fermata.

E puntualmente mi beccavo l'influenza.


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