Il pericolo imminente è che la clamorosa rivincita dei Talebani potrebbe rivitalizzare il fanatismo islamico. Ed è questo lo scenario che personalità del calibro del sottosegretario alla sicurezza Franco Gabrielli e il capo dell’Aise Gianni Caravelli paventano al Premier che alla prima prova sullo scenario internazionale, come Presidente di turno del G20 appare titubante. L. Bisignani
Il primo approccio di Boris Johnson è stato quello del buon senso. Se necessario, tratteremo con i talebani.
La vittoria dei talebani è maturata ad un tavolo di trattative.
Tavolo affossato da tranelli e sotterfugi. Pur sempre un contesto di dialogo.
Tra i primi a congratularsi con i talebani c'è stato Hayat Tahrir che si è sempre sottratto alle occasioni di trattative internazionali per non perdere consenso interno. Ha adottato la strategia delle vittorie militari per poi pretendere la legittimazione rispetto ad un regime sostenuto da Russia e Iran.
L'errore che gli Stati Uniti e gli alleati adesso potrebbero commettere, è quello di affidarsi alla resistenza di Massoud per costringere i Talebani ad una trattativa più equilibrata.
Non funzionerebbe. I Talebani hanno scelto di confrontarsi su una piattaforma politica.
Bisogna accettare il confronto scegliendo argomenti e modi appropriati.
Solo così si può tentare di arginare la deriva terroristica che sfocia da dissidenza ed estremismo.
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