La posta in gioco La verità è che dietro la discussione sulla modifica delle norme per la nomina dei direttori dei Servizi rumoreggia da mesi una battaglia politica e di potere dai confini vasti. Ci sono due posti vacanti di vicedirettori all’Aise, a dicembre se ne libera uno all’Aisi e scade il primo mandato del direttore del Dis, Gennaro Vecchione, generale di assoluta fiducia del presidente del Consiglio. In pista con candidature più o meno forti ci sono prefetti, alti graduati delle forze armate e delle forze di polizia ma anche dirigenti di rilievo della stessa intelligence. Si intrecciano e si scontrano forze ed equilibri instabili, pressioni politiche ed esterne, influenze straniere: è sempre stato così. Il governo deve fare i conti anche con la nomina a gennaio 2021 del nuovo comandante generale dell’Arma al termine dell’incarico di Giovanni Nistri. Le sfide dureranno ancora a lungo. Sia quelle di facciata sia, soprattutto, quelle per il potere vero. marco ludovico
Il cuore del problema in casi come questo è sempre rappresentato dai giochi di potere.
Si sarebbe potuto evitare questa vicenda, riducendola a una "semplice" questione di comunicazione e collaborazione. Che è poi la dimensione che conta.
L'impatto attuale è forte per un presidente del consiglio che esce largamente ridimensionato dalle vittorie personali di Di Maio e Zingaretti.
Viene da chiedersi anche se, nonostante la riforma e il superamento di un periodo reso opaco da alcune vicende giudiziarie controverse che hanno visto protagonista una parte dei servizi, il rapporto tra politica e intelligence in Italia non stia degenerando.
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