«Molti amici mi ricordano le sue fughe dalle responsabilità, vedi il famoso rigore non calciato con il Liverpool. Io onestamente non so perché faccia così, forse perché nessuno di quelli che gli sono vicino, considerandolo un mito, hanno mai avuto il coraggio di fargli notare l' errore nei miei confronti. E i miti difficilmente ammettono di aver sbagliato. Io non voglio rovinargli la festa di martedì e spero di non averla rovinata alla Roma. Ho solo scritto quello che penso, le mie sensazioni. Non sono il tipo che si mette a fare le poste, ad aspettarlo dove non si aspetta: mi piacerebbe solo che anche lui accettasse di parlarmi. Per avere un normale rapporto, un dialogo civile, anche a distanza».
il messaggero via Dago
Falcao non è mai stato un rigorista.
Chi mastica almeno un po' di calcio e amava quella Roma, pur non dimenticando quella notte non può dargli ancora oggi la colpa di essersi rifiutato di fare una cosa che per lui non era naturale.
Ha mostrato lungimiranza immaginando che in quel frangente particolare avrebbe sbagliato danneggiando la squadra. Poi ovviamente avrà provato una buona dose di paura.
Ma essere leader non significa essere dei super uomini.
Piuttosto individuare sia potenzialità che limiti stando bene attenti a non andare troppo oltre.
Allo stesso modo, se non si sente padre di quell'uomo o non vede la necessità di un incontro, è inutile stare a tirare fuori la solita storia di mamma Azise che non avrebbe gradito la relazione o di paure inconfessabili.
Se le cose non devono accadere, non accadono.
Bisogna farsene una ragione.
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