“As head of the Mossad, I am 100 percent certain that Iran has never abandoned its military nuclear vision for a single instant. This deal enables Iran to achieve that vision,”
“That is why I believe the deal must be completely changed or scrapped. The failure to do so would be a grave threat to Israel’s security.”
In qualità di direttore del Mossad Yossi Cohen è in grado di effettuare valutazioni sulle effettive capacità e intenzioni attuali dell'Iran rispetto al nucleare.
Può farlo con un margine di errore minimo basandosi sull'esperienza passata. Oppure deve avere delle prove concrete. Dalla selezione di affermazioni passate alla stampa in nottata non si comprende su che basi poggi la sua analisi con relative conclusioni. Le dichiarazioni ad effetto sono un copione al quale ormai ci ha abituato. Non è chiaro neppure a chi siano rivolte le sue parole.
Dall'ufficio del primo ministro fino a pochi giorni fa, in maniera non ufficiale, facevano sapere che è ormai certa la presa di posizione di Trump sull'accordo dal quale gli Stati Uniti si ritireranno alla scadenza di Maggio. Le ultime nomine nell'amministrazione lasciano pensare che l'orientamento non sia mutato. Piuttosto rafforzato.
Se le parole del direttore erano rivolte agli stati europei che ancora resisterebbero ad un inasprimento delle sanzioni nei confronti dell'Iran, allora potrebbe trattarsi di un avvertimento che sarà a breve seguito da azioni concrete tese a fare comprendere loro i motivi per i quali non conviene insistere nei propri propositi.
Queste sono le uniche deduzioni possibili tenendo presente lo scenario così come viene rappresentato dai media, gli atteggiamenti pregressi del direttore del Mossad e i suoi rapporti con il primo ministro.
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