mercoledì 5 novembre 2014

Ritorni obbligati





Stamattina è uscita una nota nella quale il direttore del Dis fa il punto della situazione sui pericoli circa eventuali criticità che potrebbero mettere a rischio il Paese.
Si tratta di un quadro che chi segue il fenomeno Isis e il panorama italiano conosce già.
Però era importante sentire il direttore Massolo in un momento in cui alcuni giornali tendono a lanciare allarmi basati su scenari di là da venire con l'alibi fornito da fantomatici funzionari dell'anti-terrorismo e rispuntano dal passato voci autorevoli come quella del prefetto Andreassi che pone questioni importanti all'attenzione del pubblico e della stessa intelligence, e che sarebbe bene comunque ponderare con i rappresentanti istituzionali attualmente in carica.
E' questo che manca al momento in Italia e che potrebbe costituire la chiave di svolta per la risoluzione di parecchie tensioni : il dialogo tra e con le istituzioni.

Le accuse rivolte al ministro Alfano di aver mentito sui fatti di Terni e la svolta soft del Viminale sulle procedure da mettere in atto quando vi sono manifestazioni e cortei, non possono che riportare alla memoria antichi retaggi.
La vicenda Shalabyeva e il caso Diaz sembrano tanto lontani quanto vicini perchè irrisolti.
Quando un capo della polizia arranca tra un'ipotesi di legge per reato di tortura e l'evidenza del nervosismo dei suoi uomini nel gestire l'ordine pubblico non si può dimenticare che tempo addietro alcuni tra i suoi più validi collaboratori quasi accolsero con un inchino un paio di diplomatici stranieri.
E ad una legge che impone il pensionamento per i dipendenti pubblici a oggi non ancora tutti, specie rappresentanti di forze dell'ordine ed agenzie di sicurezza, hanno aderito.
Difficile anche dimenticare i crescenti casi di corruzione che hanno visto preoccupanti sviluppi in quest'ultimo periodo.

Le tensioni che vedono come protagonisti lavoratori e sindacati, il rinnovato vigore della piattaforma degli antagonisti e possibili attentati terroristici o il pericolo del lone wolf (lupo solitario di cui è arduo tracciare un profilo e prevedere le mosse) spingono ad alcune riflessioni.
Si potrebbero prefigurare addirittura scenari i cui attori principali sarebbero la risultante di alleanze atipiche ma possibili.
A oggi credo che nessun analista possa ancora prevedere cosa accadrà.
Però come ha sottolineato il direttore bisogna tenere alta la guardia.

I deputati Tofalo e Crimi ai quali bisogna dare atto di svolgere il proprio compito all'interno del Copasir con grande impegno, sono tornati a lamentarsi del poco tempo dedicato dal premier all'audizione in commissione.
Ci sarebbero a loro parere vari punti sui quali elaborare.
Anche a Renzi va riconosciuto un grande impegno su tutti i fronti ma quello della sicurezza è decisamente difficile da sostenere.
Ci sono questioni che si trascinano da decenni e che in epoche perigliose come quella che stiamo vivendo, vanno a fare fronte comune con situazioni nuove ed insidiose.
Ciò che il presidente del consiglio dovrebbe fare e senza indugi, visto che il Giornale che è di solito ben informato in materia lo ha ampiamente anticipato, è riportare Marco Mancini in una posizione che gli consenta ampia possibilità di manovra.
Operativo, come il gergo insegna.
C'è bisogno di una persona che conosce questo Paese in tutte le sue sfaccettature soprattutto quelle più ingannevoli.
Mancini è l'uomo che fa al caso nostro.
Non l'uomo della provvidenza ma colui che sa come e quando agire.
E' importante che la sua nomina venga fatta al più presto.
Il sistema Italia non può permettersi di aspettare oltre.


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