martedì 28 ottobre 2014

Esperimenti mal riusciti

Secondo la sicurezza, Maqdisi (nella foto) è stato arrestato per 15 giorni dopo essere stato convocato per un interrogatorio dal procuratore per la sicurezza dello Stato, ed è stato accusato di «uso di Internet per promuovere e incitare organizzazioni terroristiche jihadiste».
agc communication


Pare ormai confermata dall'Arabia Saudita la notizia che darebbe chiuso in carcere presumibilmente a Jiddah, sheikh Mohammed al Arifi noto sapiente saudita.
L'imam sarebbe questa volta (fu tenuto tempo addietro agli arresti domiciliari per qualche settimana a causa di sue presunte simpatie nei confronti dei fratelli musulmani in Egitto) stato incarcerato in seguito alle critiche mosse al governo per come ha mal gestito la logistica dell'Hajj, il pellegrinaggio annuale alla Mecca che ogni Musulmano deve compiere almeno una volta nella vita se le circostanze glielo concedono.
Si tratta di un evento che vede confluire in Arabia Saudita annualmente almeno tre milioni di persone senza contare i clandestini e quindi va da se che l'organizzazione non è sempre perfetta anche se la famiglia reale saudita fa del suo meglio per una buona riuscita dell'avvenimento.
Alla fine piovono sempre critiche o lagnanze .
Quando però queste provengono da un uomo di religione che ha un seguito solo sui social come Madonna e Justin Bebier, allora la cosa dà fastidio e inizia a preoccupare.
E infatti il gran mufti senza nominarlo, nei giorni scorsi aveva lanciato un anatema contro quelli che usano Twitter per creare confusione.
Sheikh Muhammed non è quel guerrafondaio estremista che organizzazioni tipo Memri vorrebbero far credere, ma ha un modo tutto suo di condurre le battaglie.
E' un personaggio poco malleabile .
Tornava comodo fino all'altro giorno quando andava al confine con lo Yemen per rincuorare le truppe saudite.
Oggi che sembra avversare l'autorità, comincia a destare qualche preoccupazione.

Al Maqdisi che secondo il governo giordano segue interpretazioni dichiaratamente ostili fu scarcerato nel giugno di quest'anno a detta di alcuni commentatori, per cercare di contrastare lo strapotere dell'Isis.
Un personaggio del genere però, in un Paese sempre in tumulto come la Giordania non può che creare problemi.
Il fatto che fino ad ora non sia passato all'Isis non significa che abbia abbandonato determinate posizioni.
Quindi non poteva che continuare ad andare in una certa direzione per orientare  i suoi seguaci.

Per quanto al qaeda pare essere una combriccola di bontemponi se messi a confronto con Daash, tutti quelli che anche lontanamente risultano associati a questa organizzazione o ad interpretazioni religiose di quello stampo, non possono che rappresentare un pericolo per lo stato.
E i governi in medio oriente appena svegli da un lungo sonno e consci degli errori del passato stanno cercando di metterci una pezza.



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