mercoledì 22 dicembre 2021

Wherever I lay my hat


Oramai il suo Note20 funzionava solamente come sveglia. Negli ultimi giorni si era svegliato attorno alle cinque. Quattro e trentotto. Cinque e zero tre. Fissava orari atipici non intercettabili.

E poi schizzava dal letto direttamente in aeroporto. Dormiva vestito. Il perfetto agente segreto deve essere sempre pronto all'azione.

Ancora con queste carte. Mentre il suo capo rispondeva all'interrogatorio, lui guardava inorridito i fogli sul tavolo. Ci piazzava anche le foto di famiglia. Va bene che veniva da posti di campagna. Va bene che aveva un'età. Ma perché non prendere almeno in considerazione l'ipotesi di affidare a lui una copia digitale. Vivevano praticamente in simbiosi. Non c'era nemmeno bisogno di parlare. Comunicavano con il pensiero. Anche quando si mandavano a quel paese.

L'agente di blu vestito diede un'occhiata agli orari dello zoo di Roma nei giorni di Natale. Una squadra di topi faceva al caso suo. Se il capo avesse toccato con mano quello che può succedere a dei semplici fogli di carta, forse sarebbe ringiovanito anche di cervello.

Sospirò e sbuffò.

Era stato lui a scegliere quel mestiere o il contrario?

L'unica cosa certa era che gli toccava quel capo.

Nessun commento:

Posta un commento