domenica 20 dicembre 2020

L'intelligence è di tutti

Il punto però è che, a quanto si apprende, se proprio Conte alla fine decidesse di lasciare la delega vorrebbe far cadere la sua scelta su di un tecnico (si starebbe pensando di pescare tra le fila del Consiglio di Stato) e non su un politico ("favorendo il nome di un partito se ne scontenterebbe automaticamente un'altro rischiando così di aprire nuove crepe all'interno della maggioranza" il ragionamento che si fa a palazzo Chigi). Insomma, meglio non scontentare nessuno. affaritaliani


Torniamo alla riunione del 24 settembre 1944. Mentre parlava Vallieri, ci furono diverse interruzioni. Eh, me lo ricordo. C’eri anche tu? Sì, al Teatro Marrucino. Ma questo succedeva sempre. Mi ricordo un dibattito tra Ottavio Pastore, vecchio comunista, e un parlamentare democristiano di Francavilla, non ricordo il nome. La piazza si divideva, America contro Russia. I discorsi si facevano o sullo stesso balcone o da un balcone a un altro, in Piazza Valignani. Nel primo comizio fatto a Chieti subito dopo la liberazione, il 10 giugno 1944, Domenico Spezioli arringò la folla dal balcone dell’Arcivescovado, entusiasmò tutti con la sua oratoria, al suo fianco c’era il generale Morici, comandante dei garibaldini. Poi il Cpln propose Spezioli sindaco. La nomina non so da chi è stata fatta. Forse dal prefetto Petrella, d’intesa con gli alleati. Gli alleati ci stavano sempre in mezzo. Chi c’era nella Giunta Spezioli? Luigi Orlando, Storace, Rapinesi… Comunque, più che una conquista del popolo, la Giunta era vista dalla gente come un ufficio burocratico. La gente doveva pensare a mangiare. Intervista a Tonino Rapposelli


Al triennio del liceo, fu mia insegnante di lettere una delle figlie dell'avvocato Spezioli. Gigliola. Brillante e appassionata come il padre, si era convinta che la mia classe vivesse fuori dal mondo. 
La professoressa di filosofia era dello stesso avviso. 
Secondo loro eravamo troppo presi da cose frivole. L'amore, le feste, i viaggi.
E troppo poco da quelle che fanno la differenza nella vita di ciascuno di noi e della comunità alla quale apparteniamo. La partecipazione alla cosa pubblica. 
Allora presero l'abitudine di dedicare ogni mese qualche ora alla lettura dei giornali e alla discussione. Ci riempirono di libri di storia e filosofia. Ci portavano a dibattiti e convegni con personalità politiche locali e nazionali. A quei tempi (inizio anni ottanta) non era pratica di uso comune per gli studenti di un liceo scientifico. 
Non ci volevano imporre ideologie e opinioni. Volevano semplicemente renderci consapevoli di una realtà all'epoca destinata al mondo degli adulti.
Un giorno, al termine di una discussione nella settimana di Sanremo, uno studente tra i più polemici sbottò: Prof., ma piazza la politica anche in mezzo alla musica? 
La professoressa Spezioli sorridendo rispose: in Italia anche uno starnuto è politico.

Nel Paese dove tutti si recano alla messa di mezzanotte, i servizi vivono un momento d'oro sui social al grido di "l'intelligence è patrimonio nazionale". 
Questa vicenda, più di altre, ha messo in evidenza lo stretto legame tra aspetto tecnico e politico nella gestione dell'intelligence. Cercare di sopire le controversie, tenendo lontana la dimensione politica, potrebbe costituire una soluzione per il breve periodo.
Trovare un terreno di confronto sul versante politico risolverebbe invece la questione una volta per tutte.

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