giovedì 24 dicembre 2020

Anche grazie

Successo ottenuto anche grazie al lavoro svolto dagli uomini di Gianni Caravelli, direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise). Ma non senza un riscatto politico da pagare visto che Haftar ha preteso la presenza a Bengasi del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Una passerella con la quale il generale ha certificato il suo ritorno in auge. 

La vicenda dei pescatori italiani si inserisce in una situazione di stallo sostanziale del dialogo intra-libico, con l'Onu che ha portato avanti senza successo il ticket Aghila Saleh (presidente del parlamento di Tobruk) e Bashaga per rilanciare il processo di pacificazione. la stampa (dagospia)

A qualcuno ha dato fastidio il successo personale del direttore. 

Un pò come l'assenza sospetta al convegno di Chieti.

Ad Haftar interessa avere un ruolo decisivo. Fare da ago della bilancia.

Che non necessariamente è legato ad un suo ruolo in un governo di transizione o risultante da elezioni.

Oltre che servirgli a prendere le misure per Sirte, la serie di incontri avvenuti in quei giorni è indicativa dell'approccio.

Se non si capisce questo concetto, si rischia di andare a caccia di fantasmi.

Difficile anche, che lo capiscano gli americani che si sono accontentati di trasformare YPG-PKK in SDF in Siria e di coccolare il premier pupazzetto di turno in Iraq.

Per non parlare della farsa di Doha. 

In Yemen sembrano essersi ravveduti. O forse i sauditi si sono fatti sentire.

Probabilmente hanno capito che i discorsi attorno alle elezioni in Libia sono un'altra farsa.

Ma gliene importa poi?


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