Chiusi il corso universitario con una tesi compilativa sull'interazione tra farmaci e cibo. Non ero all'altezza di una sperimentale e nemmeno mi sarebbe tornata utile.
L'insegnante mi diede alcuni percorsi e il materiale di ricerca. Il fatto di mettere a frutto la conoscenza dell'inglese, che era la mia vera passione, mi consolava dal rammarico di avere intrapreso e concluso un corso di studi che non mi aveva mai convinto.
L'articolo del times a me è sembrato un gran mischione di cose passate.
Nemmeno una compilativa.
Questo Paese non è razzista. Lo è diventato da quando è stato riempito di gente senza arte né parte che nemmeno sa come trovare gli orari dell'autobus. Passa il tempo tra Facebook e Skype e ovviamente non paga le tasse.
Non la gente delle barche. Gente che sta qua da decenni.
Il meme realizzato dal ministro, per rispondere alle prese in giro anche feroci, non era razzista.
Non nelle intenzioni. Il razzismo ha molto a che fare con le intenzioni.
Prendeva spunto da un film in cui i napoletani facevano in fondo autocritica su atteggiamenti che possono generare stereotipi e quindi indurre razzismo.
L'arte della furbata o del piccolo imbroglio.
Non è la prima volta che il NYTimes si infila nelle dinamiche politiche italiane.
Un articolo scritto da due persone con il nome italiano era più o meno al livello di quelli passati.
Bisogna viverlo un Paese per comprenderlo.
Inserirsi nei dossier economici in attesa di tempi migliori pare una scelta di buon senso.
Bisogna fare comunque attenzione ai rischi.
Lo stesso Karanfil, di sponda turca, non nega le difficoltà con banche e pagamenti.
In attesa di potersi inserire nel dossier politico.
Magari con un inviato all'altezza del compito. Che conosca bene lo scenario senza avere contribuito a crearlo. E che faccia gli interessi dell'Italia.
Update
ادارة الاعلام بمجلس النواب الليبي
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Il direttore e il non facile rapporto con la mascherina.

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