venerdì 11 ottobre 2019

Senza perderci di vista (c'è poi)

L’attività investigativa ha evidenziato, tra l’altro, il ruolo svolto da uno straniero il quale, partito dall’Italia nel 2015 con la famiglia per raggiungere il Califfato, ha messo in atto nei confronti di elementi presenti in territorio nazionale, su indirizzi dettati da DAESH, una sistematica attività di persuasione, esortandoli ripetutamente a non raggiungere le terre del Califfato ma, piuttosto, ad agire in Italia. 
Sicurezza Nazionale Relazione 2016

Una volta tornata in libertà Salma Bencharki ha iniziato a cercare un lavoro e dopo diversi colloqui è riuscita a farsi assumere in prova da una coppia di anziani. Ma in queste settimane è sempre stata tenuta d’occhio dagli uomini della Digos di Lecco. Il 12 agosto scorso gli agenti l’hanno fermata per strada e l’hanno portata in Questura. Da lì la donna è stata trasferita in Tribunale a Milano dove il giudice – sentite le parti – ha convalidato il provvedimento di espulsione. Salma è stata quindi accompagnata all’aeroporto di Malpensa dove alle 18.50 è partito l’aereo che l’ha condotta a Casablanca. In Italia non potrà più tornare per i prossimi 10 anni. nel nostro paese restano i suoi figli, affidati al Comune di Valmadrera e collocati presso i nonni. giornale di lecco agosto 2019

Dopo aver finito di scontare la propria pena nel mese di marzo, la moglie del pugile dell'Isis stava cercando un lavoro in Brianza: “Non è stato facile rintracciarla – sottolinea Domenico Nera, dirigente della Digos di Lecco – risultava residente a Lecco, domiciliata a Primaluna, ma cercava lavoro in Brianza. Stava affrontando un periodo di prova come badante presso una famiglia lecchese, ignara di chi si trattasse". Valtellinanews agosto 2019

C’è poi la questione della sicurezza nazionale: si tratta pur sempre di una reduce dell’Isis, di una “returnee” (se dovesse effettivamente rientrare in Italia) e la sua semplice presenza potrebbe spingere altri integralisti islamici a costituire nuove cellule terroristiche. il giorno ottobre 2019

L'operazione terre vaste ha mostrato l'efficacia del modello costruito attraverso il decreto antiterrorismo nel ridurre il margine di rischio in maniera significativa.
Si tratta di una legge messa a punto grazie all'esperienza maturata in decenni sul campo dagli inquirenti che hanno contribuito ad elaborarla. Sotto la lente investigativa passa tutto quello che riguarda personaggi e contesti d'interesse. Dal pensiero all'azione.
Terre vaste ha inoltre permesso di accertare il punto di svolta nelle dinamiche jihadiste italiane.
Lamberto Giannini parlò di allarme rosso perché nei protagonisti non erano maturati propositi di partenza o di compiere attentati come sovente accadeva nel corso di incontri in rete circoscritti ad ambienti italiani o nelle moschee del posto. Quelli che Claudio Galzerano alla chiusura delle prime operazioni tra il 2012 e il 2013 aveva definito cenacoli.
Piuttosto l'impulso arrivava direttamente dalle aree di guerra.
I racconti e le immagini della vita quotidiana delle famiglie che ormai vivevano in Siria avevano acceso immaginazione e intenzioni dei protagonisti dell'inchiesta che erano rimasti in Italia.
Il generale Governale descrisse in dettaglio l'educazione e l'indottrinamento dei bambini.
In Italia si erano create reti e contatti con altri foreign fighters e guide spirituali.
L'idea della partenza e la convinzione della necessità di colpire le terre degli infedeli dove loro stessi vivevano (anche il Vaticano) venne ispirata a Moutaharrik da un poema inviato da un sedicente giurista delle terre vaste (Sheikh Tayeb).

La figura di Salma Bencharcki unisce il profilo classico della donna della jihad che si fa promotrice nella comunità in cui opera degli ideali a sostegno della causa e agisce da ponte di comunicazione tra i protagonisti, all'attivismo moderno dettato dalla necessità della partenza verso le terre del califfato.
Salma si occupava di tutti i dettagli pratici organici al viaggio verso la Siria.
La straordinaria risonanza mediatica che ha investito l'inchiesta l'ha probabilmente indotta a cercare lavoro nelle aree limitrofe a quelle di residenza. Servizi segreti, polizia di prevenzione e Ros, che hanno contribuito grandemente alla costruzione dell'intelaiatura investigativa, non hanno di certo perso le sue tracce nel corso dell'iter giudiziario.
Il profilo di Alice Brignoli ricorda molto da vicino quello delle jihadiste italiane che caddero sotto la lente investigativa dell'Ucigos ai tempi dei primi rigurgiti qaedisti in territorio italiano e che sembrano tuttora molto attive in rete pur avendo assunto ormai residenza in altri Paesi.
Il fascino e il carisma esercitato dalla Brignoli sui componenti del gruppo deriva dal suo status di convertita (musulmana per scelta) e dall'applicazione di un Islam ortodosso che l'ha portata anche ad attivarsi per scegliere una seconda moglie per il marito nel momento in cui su di lei sarebbero gravati problemi di salute. I resoconti giornalistici dell'epoca riferirono anche di un difficile rapporto maturato con la madre a causa di questa sua visione radicale.
Un eventuale ravvedimento, da parte sua ma anche di altri soggetti di cui si è parlato negli ultimi mesi, deve essere valutato alla luce dell'attuale contesto geopolitico. Bisogna tenere conto inoltre del fatto che non è stato seguito un percorso di deradicalizzazione mirato e sottoposto allo scrutinio giudiziario.
Questi ed altri fattori dovranno essere sottoposti al vaglio degli esperti del nostro antiterrorismo per suggerire una via da seguire al governo soprattutto nell'ottica dell'interesse nazionale.

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