martedì 12 marzo 2019

Sola con i suoi tagli nell'anima

Era sola, non aveva contatti ed era emaciata”. Non era la prima volta che Lara, sempre secondo il racconto della sorella, provava ad abbracciare religioni, forse in cerca di risposte che da sola non sapeva trovare. Aveva frequentato per un certo periodo, da giovane, i testimoni di Geova e poi gli evangelisti. Non suonava inizialmente strano, quindi, che si fosse avvicinata anche all'islam.
alessandrianews
I contatti tra la coppia e la famiglia di lui sembra fossero frequenti, "via messaggio o whatapp". Ma ad un certo punto si interrompono per qualche giorno. La madre si preoccupa e sporge denuncia. Va il padre di Francesco a presentarla e altrettanto da la sorella di Lara, Valentina, a Tortona. Da lì partono le indagini della Digos di Alessandria. Ma subito dopo la denuncia la coppia riprende i contatti: "Disse che stava bene, che avevano avuto problemi con internet". Lara contatterà nuovamente la suocera dalla Turchia, dove era stata fermata, al rientro dalla Siria, con un passaporto falso. "Non mi disse dove era di preciso"
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“avrei preferito un Paese più stabile, dove avere un figlio”, ma il marito era deciso: “Io lo seguii, perché lui cominciava a manifestare i disturbi autoleisonistici del passato, che sembravano guariti, invece... Lo seguii, perché era tutta la mia vita”.lastampa
Francesco inizia a “non stare bene, a soffrire di disturbi ossessivo compulsivi”. Era ossessionato – dice sempre la ragazza nel corso delle dichiarazioni spontanee – dall'obbligo di avere documenti, dalla patente alla carta di identità. “Era convinto che nelle zone di guerra, dove c'è un governo instabile, sarebbe stato meglio”. alessandrianews
«La nostra preoccupazione - ha spiegato l’investigatore -era capire se anche in Italia Lara Bombonati avesse contatti con una rete terroristica».lastampa

Una delle esperienze più interessanti, e al tempo stesso strazianti attraverso le quali sono passata dedicandomi al blog, è stata ai tempi in cui seguivo la polizia postale.
Ho conosciuto in rete tanti ragazzi che praticano autolesionismo. Sono molto sensibili e soffrono di un disagio del quale loro per primi non riescono ad inquadrare le caratteristiche. Tutto quello che sanno è che l'unica cosa che può dare loro sollievo temporaneo, è il taglio.
Cercano di starne lontani il più possibile ma alla fine non possono farne a meno.
E' molto facile entrare in sintonia con questi soggetti perché sono alla continua ricerca di risposte.
Se in una fase iniziale tendono a tenere nascosto il problema alle famiglie, in seguito genitori ed insegnanti diventano i loro migliori alleati. Formano quelle comunità virtuali su forum e social attraverso le quali cercano di illustrare il problema in modo da sensibilizzare giovani e famiglie. Solitamente il primo taglio avviene in età pre-adolescenziale. Anche verso i dieci-undici anni.
Uno dei problemi che i ragazzi incontrano, soprattutto d'estate nel nascondere le lesioni sulle braccia, è la ricerca di abbigliamento adatto. Difficile indossare maniche lunghe in Agosto senza destare sospetti. Allora ricorrono ai tatuaggi. E' possibile che le tuniche, che sono parte dell'abbigliamento islamico, abbiano inizialmente attratto l'attenzione di Francesco e Lara.
In generale però, sembra che andassero alla ricerca di una religione orientata nel modo in cui gli autolesionisti si comportano nella vita reale. Elitaria.
Il salafismo, cioè la corrente che pare avessero abbracciato, non è una setta ma viene percepito come tale anche all'interno della comunità musulmana, per i modi e gli atteggiamenti con i quali spesso viene praticato. Il ritorno alle origini.
Difficile che potessero unirsi agli sciiti, che pure praticano riti di autoflagellazione. Gli autolesionisti sono molto eterei nel loro modo di essere. Il taglio non è un momento di esibizione ma di sublimazione.
In Italia si parla molto del disagio adolescenziale legato a certe pratiche, ma alla fine poco si fa per aiutare questi ragazzi e le loro famiglie che vagano da una piattaforma virtuale all'altra ogni volta che la polizia delle comunicazioni chiude un sito o una pagina Facebook.

Dal racconto della ragazza e dai resoconti stampa dell'epoca dell'arresto, non è ancora chiaro se vi sia stato effettivamente coinvolgimento con i gruppi di combattenti in Siria e a che livello.
Si parlò inizialmente di Daesh e poi di Hayat Tahrir.
Gli autolesionisti sono molto bravi a fingere e dissimulare.
Dalla testimonianza dell'investigatore però, pare di capire che non si sia trattato di gruppi importanti o con ramificazioni internazionali. Non risultano, almeno dalla stampa online, interventi di Ucigos e Aisi.

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