lunedì 18 giugno 2018

Mouths

Al-Jaroushi, a mouthpiece for warlord Khalifa Haftar, said the Italian companies’ contracts in Libya have become at risk because of Italy’s support to the Presidential Council. libyaobserver

L'Italia a modo suo vuole la stabilità.
Però non riesce ad esserne artefice.

Il Tweet fuori controllo dell'Ambasciatore Perrone, che poverello ci mette tanta buona volontà ma chiaramente non riesce a uscire dal libirinto libico, ricordava molto il post su Facebook dell'Ambasciatore italiano in Sudan non appena uscì la notizia della cattura di Moez Fezzani.
Una dichiarazione semiufficiale, sfuggita ai giornali italiani ma non a quelli africani, con la quale affermava che lui dell'operazione non ne sapeva niente. Cattura di marchio Aisi. Dopo poche ore il post sparì.
Per questo motivo, e nel contesto di un'Italia che non è capace di gestire il rapporto con Haftar (il quale saggiamente si tiene a distanza dal capitolo migranti), era logico pensare che ci fosse uno zampino italo-qatarino nell'attacco di Jadhran. La Turchia è parte del pacchetto.
Però si tratterebbe di una mossa veramente bizzarra che potrebbe avere conseguenze poco piacevoli e molto al di fuori della Libia.

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