lunedì 16 aprile 2018

Aspettando Haftar

Sarebbe giunto in Egitto.

L'ambiguità dell'Ambasciatore che non chiarisce effettivamente quale modello o parte politica l'Italia supporti, al di là del solito governicchio riconosciuto a livello internazionale, riflette il silenzio italiano sulle condizioni di salute del generale.
La stampa che di solito viene usata dall'intelligence e dal governo per orientare opinione pubblica e classe politica su questioni come quella libica o rapimenti in corso, si è mossa in maniera autonoma e in apparenza senza imbeccate.
Per la maggior parte hanno dato immediatamente credito alla notizia della morte. In seguito si sono accodati alle teorie complottiste dei media internazionali.
E' vero che l'attenzione nazionale attualmente ruota attorno agli sviluppi sulla formazione del nuovo governo. Ma il mistero in cui sono avvolte le condizioni del generale Haftar (Mismari avrebbe detto all'Arabiya che spetta a lui decidere se rilasciare dichiarazioni pubbliche o mostrare immagini una volta dimesso dall'ospedale) lascia pensare che in questi giorni anche i suoi amici dell'Aise (viste le tante sfumature dell'arabo, sarebbe interessante sapere con precisione che parola usò nell'intervista al corriere in riferimento al direttore) siano stati lasciati all'oscuro.
Per quello che interessa all'Italia (profughi e terrorismo) per il momento risulta ancora comprensibile che a quanto pare siamo fuori dai giochi di arabi e francesi. Alla lunga però, pagheremo conseguenze.

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