mercoledì 18 ottobre 2017

Zikrayati

“Why are you asking me these questions?” he says. “Think carefully about your reasons.” The new interviewer does not answer directly, but something about his opening speech triggers a change in Diola’s demeanour. “On the day we arrested you,” he began, “I believe that you had the intention of killing a British soldier or police officer. I don’t know the details of what happened, why you may have felt it needed to happen, or what you wanted to achieve by doing this. Only you know these things Diola. If you are willing, you’ll tell me, and if you’re not, you won’t. I can’t force you to tell me – I don’t want to force you. I’d like you to help me understand. Would you tell me about what happened?” The interviewer opens up his notebook, and shows Diola the empty pages. “You see? I don’t even have a list of questions.” “That is beautiful,” Diola says. “Because you have treated me with consideration and respect, yes I will tell you now. But only to help you understand what is really happening in this country.” theguardian

Nel corso di una pausa in uno degli ultimi interrogatori che Antonio Ingroia fece a Bernardo Provenzano, l'anziano boss gli chiese il nome del figlio. Probabilmente spaventato, il magistrato non rispose e cambiò discorso. A quel punto Provenzano non parlò più nemmeno agli incontri successivi. Ingroia si era comportato da sbirro. Non si poteva fidare di lui, visto che il pubblico ministero non si era fidato.

Un interrogatorio non è semplicemente un modo per acquisire informazioni.
E' piuttosto una vera e propria trattativa. Come tante se ne fanno con gli jihadisti.
Scambi di prigionieri, recupero di ostaggi, cessione di territori.
Gli apparati di sicurezza devono confrontarsi con questo genere di mediazioni in circostanze diverse.
L'Islam è innanzitutto giustizia. Solo dopo aver ottenuto giustizia può esserci pace.
Una trattativa, per andare a buon termine o almeno per iniziare, deve poggiare su una base comune.
Il poliziotto, o l'agente segreto, deve spiegare al jihadista che l'obiettivo del proprio lavoro è appunto la giustizia. Si può essere su fronti diversi o anche opposti, ma quando lo scopo è lo stesso, allora si riesce a trovare un modo per dialogare.

Uno jihadista sotto interrogatorio, in qualsiasi contesto, non ha più niente da perdere.
Con le torture non si ottiene granchè.
A meno che non si tratti di un pesce piccolo.

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