venerdì 5 maggio 2017

Occupiers

16. Hamas affirms that its conflict is with the Zionist project not with the Jews because of their religion. Hamas does not wage a struggle against the Jews because they are Jewish but wages a struggle against the Zionists who occupy Palestine. Yet, it is the Zionists who constantly identify Judaism and the Jews with their own colonial project and illegal entity. 
17. Hamas rejects the persecution of any human being or the undermining of his or her rights on nationalist, religious or sectarian grounds. Hamas is of the view that the Jewish problem, anti-Semitism and the persecution of the Jews are phenomena fundamentally linked to European history and not to the history of the Arabs and the Muslims or to their heritage. The Zionist movement, which was able with the help of Western powers to occupy Palestine, is the most dangerous form of settlement occupation which has already disappeared from much of the world and must disappear from Palestine.


Se la moderazione che si pretende dal popolo palestinese include la rinuncia alla propria terra e alla difesa contro i soprusi e le violenze quotidiane, allora decisamente il nuovo documento sulle politiche di Hamas è poco moderato.
La rinuncia alla violenza fine a se stessa e ai pretesti di strumentalizzazione della religione sono il vero elemento di novità introdotto da Khaleed Meshaal a Doha qualche giorno fa. Un richiamo alle responsabilità di ciascuno.
Non è questione di moderazione o cambio di passo cosmetico, ma di dimostrare in concreto la volontà di addivenire ad una soluzione senza giocare a fare la guerra all'infinito.
Per questo motivo la sottolineatura su quelli che sono i veri nemici dei palestinesi e la presa di distanza dai fratelli musulmani rappresentano una svolta importante che pone le basi per il dialogo con le altre forze di opposizione e gli interlocutori della galassia araba.

Questo è un altro piccolo grande successo della casa reale del Qatar che per essere impegnata di continuo nella risoluzione dei conflitti medio-orientali si trascina dietro da anni l'etichetta di finanziatrice del terrorismo.
Il giovane emiro Sheikh Tamim, sulle orme del padre, continua  a fungere da interlocutore di movimenti e gruppi che rappresentano in larga parte la popolazione in aree di conflitto. Dall'Afghanistan all'Egitto il loro obiettivo è sempre stato quello di traghettarli verso una situazione di normalizzazione.
La trattativa per la liberazione dei soldati libanesi non comprendeva solo l'elargizione di una somma di denaro o lo scambio di prigionieri. Si è trattato di un momento di confronto teso a discutere attitudini ed orientamenti generali. Le frange estremiste che inevitabilmente sorgono in seno alle ideologie sono piuttosto alimentate dai rappresentanti dei governi che in momenti di emergenza, come quelli rappresentati da un rapimento, si muovono semplicemente per offrire armi e soldi.
Se il Qatar riuscisse a smussare le divergenze con i sauditi e gli altri protagonisti della scena del Golfo, anche l'Europa potrebbe trarne beneficio.

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