lunedì 1 maggio 2017

Guerre tra prìncipi e princìpi

..From Orlando to San Bernardino to the Philippines and Bali, we’ve seen pictures and we’ve heard testimony of shocking crimes committed by al-Qaida, by Boko Haram, by Jaysh al-Islam, by Ahrar al-Sham, by al-Shabaab, Daesh, other groups against innocent civilians, against journalists, and against teachers particularly. 
...But the most important thing, frankly, is seeing if we can reach an understanding with the Russians about how to, number one, deal with Daesh and al-Nusrah. Al-Nusrah is the other group there – Jabhat al-Nusrah. They are a designated terrorist group by the United Nations. And there are a couple of subgroups underneath the two designated – Daesh and Jabhat al-Nusrah – Jaysh al-Islam, Ahrar al-Sham particularly – who brush off and fight with that – alongside these other two sometimes to fight the Assad regime. John Kerry Aspen June 2016



L’errore nel quale incappò John Kerry non era dovuto solo alla confusione generata dalla gran quantità di gruppi di combattenti presenti in Siria, come successivamente tenne a sottolineare Kirby per trarlo d’impaccio, ma ai giochi di palazzo che tengono in piedi lo scenario di guerra.
Anche se la stampa occidentale ne parla poco, allo stesso modo in cui non vengono portati all’attenzione internazionale i crimini dei curdi e l’affiliazione terroristica dello YPG, Jaysh al Islam è una delle formazioni più pericolose ed efferate presenti sullo scacchiere siriano. Nata come evoluzione di Liwa al Islam in seno ad una più ampia compagine, presenta la caratteristica di non poco conto di essere localizzata a Damasco.
Sheikh Zahran Alloush di ritorno dall’Arabia Saudita, dove si mormora abbia lavorato alle dirette dipendenze di sua altezza Turki al Faisal, pose le basi per la diffusione di un Islam wahabita radicale che lo portò all’attenzione delle autorità prima, ed in carcere successivamente. Jaysh al Islam ha sempre collaborato con tutte le altre forze di opposizione ad Assad e a periodi alterni ha fatto parte di coalizioni come il Fronte Islamico. Non ha mai rescisso però il cordone ombelicale con l’Arabia Saudita. Cosa che determinò l’ultima uscita di scena di sua altezza Bandar bin Sultan che faceva talmente affidamento su questo gruppo da chiedere insistentemente agli Stati Uniti di rimuovere il veto che solitamente impongono alle monarchie del Golfo circa la possibilità di fornire mezzi militari idonei ad una contro-offensiva aerea ai gruppi di ribelli sostenuti.
Jaysh al Islam aveva capacità ed informazioni tali da muovere attacchi ai quartieri generali degli apparati di sicurezza siriani. Al tempo stesso la sua forza dirompente lo portava spesso a scontrarsi con gli altri gruppi di ribelli. Esecuzioni sommarie, ingabbiamenti, cadaveri esposti al pubblico ludibrio. Uno stile molto simile a quello di Isis.
La prima cosa che Mohammed bin Nayef fece, una volta subentrato a Bandar, fu quella di ridurre i finanziamenti e di mettere in chiaro che per tenere testa ad Assad e agli iraniani, e soprattutto alla temutissima al Qaeda i cui tentacoli erano ormai dappertutto nel regno, bisognava che si coordinassero con gli altri. Si trattò di uno sforzò vano poiché ormai Jaysh al Islam era diventato un piccolo esercito in grado di badare a se stesso e di combattere per i propri interessi. L'anno scorso il Qatar, ormai diventato mediatore ufficiale in questo tipo di questioni, riuscì a fermare l'ennesima guerra fratricida.

L'attacco iniziato la scorsa settimana nella parte orientale di Goutha, quasi a sorpresa contro Hayat Tahrir al Sham e Faylaq al Rahman, è maturato in un contesto fortemente provato dall'assedio dell'esercito di Assad che ha fatto balzare alle stelle i prezzi al mercato nero e bloccato i tunnel per il rifornimento delle armi. Dopo diversi giorni di combattimento e decine di morti, Jaysh al Islam ha fatto fuoco contro una piccola folla di manifestanti che facevano appello per il cessate il fuoco e l'unità dei sunniti. In una serie di comunicati c'è stato il rimpallo delle responsabilità. Alla fine, forse richiamati all'ordine dai sauditi e anche dalla Turchia che li rifornisce con regolarità, hanno emesso una dichiarazione in cui si scusavano per l'accaduto e reiteravano il proprio impegno verso i principi della rivoluzione e la collaborazione con gli altri gruppi.
Il sospetto è che questa volta le motivazioni della guerra fratricida siano da ricondurre piuttosto agli eventi delle ultime settimane. Dall'accordo delle quattro città agli attacchi turchi contro i curdi . Da un lato il Qatar, che solitamente mantiene una sfera d'influenza molto limitata sugli scenari in cui opera, ha determinato una svolta importante nell'arena siriana con uno spostamento demografico significativo soprattutto per il futuro politico della Siria. E per fare ciò ha coinvolto nemici storici dell'Arabia Saudita come Hezbollah e Iraniani. Dall'altro Hayat Tahrir Sham ha colto l'occasione per tentare un approccio con gli americani sotto la spinta anche di Ahrar al Sham da sempre sotto l'ala protettrice del Qatar. Si tratta di sbilanciamenti che hanno destato preoccupazioni su più fronti.
Vedremo quale sarà la prossima mossa del giovane emiro del Qatar che oggi senza il solito preavviso dell'ufficio stampa  si è recato in visita a Jeddah.

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